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Omicidio La Boccetta,
altri due arresti

Omicidio La Boccetta, arrestati i mandanti

E' un cerchio che si chiude. L'operazione che fa luce in modo definitivo sull'omicidio di Francesco La Boccetta e su quel che accadde dopo, in città, tra marzo e aprile 2005. Tre agguati mortali, in un botta e risposta che rischiava di far sprofondare Messina in una nuova guerra di mafia, bloccata dalle operazioni dei carabinieri Ricarica e Mattanza.

Una nuova operazione, stamattina, ha portato all'arresto di Giuseppe Pellegrino, 52 anni, e Angelo Bonasera, 50, ritenuti tra i mandanti dell'omicidio La Boccetta del 13 marzo 2005. Si aggiungono a Marcello D'Arrigo, Salvatore Centorrino, Daniele Santovito, che rappresentavano insieme a loro i vertici del clan Trischitta e che in due diverse riunioni al carcere di Gazzi avrebbero preso all'unanimità la decisione di uccidere La Boccetta.

Su di lui pesavano diversi fattori. La Boccetta aveva una lunga carriera criminale alle spalle. Era stato uno dei luogotenenti del pluripregiudicato Luigi Sparacio, poi si era avvicinato al clan capeggiato dall'ergastolano Giacomino Spartà, poi a quello rivale di Pietro Trischitta, del quale era anche amico, tanto da diventarne il braccio destro. Con Trischitta finito al 41 bis e gli altri in carcere si era occupato di gestire i traffici dell'organizzazione, principalmente lo spaccio della droga. Ma secondo i luogotenenti del capoclan, avrebbe avuto comportamenti non corretti nei confronti dell'organizzazione. Non avrebbe supportato adeguatamente le famiglie degli affiliati detenuti e avrebbe gestito in modo egoistico le risorse derivanti dalle attività criminali. L'episodio chiave, però, sarebbe la scomparsa di una partita di droga, un chilo di cocaina. La Boccetta avrebbe tentato di attribuirne la colpa a un altro affiliato. Per questo, i cinque delle riunioni di Gazzi, avrebbero deciso all'unanimità di ucciderlo. L'accordo di tutti i luogotenenti era fondamentale per evitare reazioni del capoclan Trischitta che in quei giorni non poteva partecipare alle riunioni perchè ristretto al carcere duro.

Così, la sera del 13 marzo 2005 due persone a bordo di una moto coi volti coperti da caschi integrali affiancarono La Boccetta a San Filippo, a bordo di una microcar e lo uccisero con almeno cinque colpi di pistola 7,65.

L'omicidio scatenò la reazione del gruppo di Santo Ferrante, parente di La Boccetta, al quale l'uomo si era avvicinato. Il 29 aprile dello stesso anno sul viale Europa venne ucciso a colpi di pistola Sergio Micalizzi, ritenuto uno degli autori materiali del primo agguato, e ferito Angelo Saraceno. Poche ore dopo l'immediato, tragico botta e risposta. E l'omicidio di Roberto Idotta, schierato con il gruppo che aveva ordinato l'uccisione di Micalizzi, con annesso il ferimento del suo accompagnatore Gabriele Fratacci.

La spirale di sangue fu interrotta dalle operazioni Ricarica e Mattanza coordinate dalla direzione distrettuale antimafia, che decimarono le fila dei clan.

Gli arresti di oggi sono di fatto il seguito di quelle operazioni che avevano permesso agli inquirenti di ricostruire la vicenda. Mancavano alcuni tasselli, arrivati dai collaboratori di giustizia. L'ultimo in ordine di tempo è stato Santovito, uno dei partecipanti alle riunioni. Il confronto delle sue dichiarazioni con quelle degli altri e con i riscontri investigativi ha portato agli arresti di Bonasera, che era sotto sorveglianza speciale ed è stato individuato nella sua casa di Giostra, e Pellegrino, che si trovava già in carcere, a Rossano, per altri reati.

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