Meno di sei mesi solitamente previsti in caso di avvicendamento improvviso. Ne sono passati solo 4 infatti per la nomina del nuovo vescovo di Alba don Marco Brunetti dopo le dimissioni per motivi di salute di mons. Lanzetti accettate dal Papa lo stesso giorno di quelle di mons. La Piana, il 24 settembre. Questo significa che anche per Messina i tempi potrebbero essere maturi? Non è dato sapere, bocche cucite negli ambienti curiali dove solo mons. Antonino Raspanti, l’amministratore apostolico, ha parlato di possibile nomina entro pasqua. Le procedure sono complesse e molto riservate. Il nome del candidato viene proposto al Papa dalla nunziatura apostolica italiana e dalla congregazione dei vescovi. Il nunzio conduce le indagini relative, preparando, spedendo e organizzando dei questionari in cui si chiede, in maniera riservatissima, quale potrebbe essere il giusto profilo del nuovo pastore; aggiorna la lista dei preti proposti periodicamente dai vescovi come idonei per l'episcopato e propone alla Congregazione per i vescovi una terna di candidati, tra i quali il papa sceglierà il nuovo vescovo. E’ naturale che come per ogni sede vacante siano emersi in questi mesi una serie di nominativi tra i possibili candidati alla cattedra vescovile, legati anche ad alcune inedite scelte di papa Francesco considerate di "grande discontinuità" con il passato. Per Messina è necessario un uomo di polso, un pastore che sappia spegnere le polemiche nate dopo le dimissioni di La Piana e che colmi le divisioni interne createsi negli ambienti diocesani e non solo. Acquista punteggio lo stesso mons. Raspanti, che inizia ad avere dimestichezza con gli ambienti, ottimo oratore, persona equilibrata che ha già riscosso molte simpatie per le sue innate capacità comunicative. Tra i “papabili” mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Campobasso dal 2007, noto per il suo impegno contro la ndrangheta, che riscuote grande simpatia da parte di Bergoglio. Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto dal 2009, conosciuto per la sua predisposizione verso i giovani e per aver cantato in chiesa le canzoni di Mengoni; il siciliano mons. Calogero Peri, dell’ordine dei Frati Minori, vescovo di Caltagirone e il cui nome circolava già prima delle dimissioni di La Piana; mons. Santo Marcianò, originario di RC, attualmente ordinario militare per l’Italia. Si parla meno rispetto a qualche mese fa, di mons. Vincenzo Carmine Orofino vescovo di Tricarico in Basilicata, negli ultimi giorni si profilano anche i nomi di due nunzi apostolici mons. Giuseppe Leanza, originario di Cesarò che dovrebbe tornare a breve dalla nunziatura apostolica in repubblica Ceca e mons. Rocco Gangemi, messinese, oggi inviato vaticano in Mali e Nuova Guinea. L’ultima parola spetta a papa Francesco e non è escluso che i suoi orizzonti vasti, il suo pensiero libero e le sue scelte radicali possano portarlo verso una strada completamente diversa rispetto alle attese, anche nella scelta dei suoi arcivescovi.
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