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Galati, la barriera di massi è finita ma serve una variante per elevarla

Galati, la barriera di massi è finita ma serve una variante per elevarla

La barriera di Galati, lunga 350 metri, è ormai finita ma non basta. La trincea di grossi scogli posizionata a difesa delle case Raciti e dell’area dell’ex campo di calcio, la parte del villaggio messa in pericolo dalle mareggiate, realizzata dalla Protezione civile regionale (sezione di Messina) con un’altezza di 3 metri, verrà a breve innalzata di un ulteriore metro.

Novità in chiaro scuro, dunque, in questi giorni difficili, in cui l’inverno pare davvero cominciato con il gelo e la neve in altura, ma non ancora con la sua forza naturale più temuta a Galati come a Tremestieri: le sciroccate. Riepilogando, con puntualità rispetto al termine contrattuale, i lavori di allestimento della barriera davanti alle case Raciti sono stati pressocché completati dall’impresa agrigentina Pacos Srl. Senonché è emerso un inconveniente, che non mette in discussione la validità dell’opera, ma ne richiede un miglioramento, ovvero un’aumento dell’altezza della barriera dai 3 metri di progetto a 4. Una variante per evitare che le ondate delle peggiori mareggiate possano parzialmente superare la scogliera. Ciò causerebbe, se non pericoli, notevoli disagi e inquietudine in quelle famiglie il cui complesso ricade, nella parte più esposta, a una quindicina di metri dalla battigia. Si potrebbe pensare a un errore di valutazione. La realtà è diversa: l’attuale progetto esecutivo approvato nel 2014 ma, poi, si verificarono ben due mareggiate di carattere eccezionale che divorarono e abbassarono ulteriormente l’esiguo arenile.

E il progettista e direttore dei lavori, l’ing. Fabio Bongiovanni, ha rappresentato ai vertici della Protezione civile regionale le sue forti preoccupazioni per il rischio che l’altezza della barriera, definita due anni fa, non risulti insufficiente ad arginare gli effetti secondari delle peggiori mareggiate: allagamenti e minore resistenza dell’opera nel tempo. Non va dimenticato, del resto, che gli attuali lavori (al netto 324.000 euro) non rappresentano la soluzione definitiva, ma un’opera emergenziale al fine di evitare il peggio, per alcuni anni. Necessario, dunque, farlo al meglio con una barriera alta 4 metri. Peraltro la variante ha costi contenuti e – spiega Bongiovanni – trova la sua copertura nel ribasso d’asta, quasi 100.000 euro acquisiti dal Dipartimento regionale di Protezione civile. La soluzione adottata, di concerto con il direttore regionale, l’ing. Foti, è quella di una perizia motivata in base agli eventi sopravvenuti dopo il progetto. Perizia che sarà pronta in tempi brevi»

La nuova barriera, comunque, c’è già ed è anche ben salda: «Sotto la nuova scogliera, quella che si vede, al cui interno ci sono anche molti massi di quarta categoria (da 7 a 12 tonnellate), si trova un basamento fatto anch’esso di massi di quarta e terza categoria». Ma, naturalmente, il test più significativo sarà quello, sul campo, dello scirocco, ovvero delle mareggiate eccezionali che prima o poi verranno.

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