Si consumano vicende, a Messina, talmente folli da sembrare irreali. Affronti grotteschi delle regole del buon senso e della buona amministrazione. Nel risanamento della “città delle baracche” in base alla Legge 10 del 1990, un caso ormai davvero giganteggia.
È la storia mancata delle tre palazzine ovvero dei 60 alloggi popolari rimasti sulla carta a Fondo Basile-De Pasquale, che avrebbero dovuto completare l’ambito “B” Giostra-Ritiro, ovvero il rione al contempo più popoloso e bisognoso di interventi sociali.
È la vicenda del finanziamento da 8 milioni e 755.000 euro che la Regione ha stanziato con decreto, quasi 9 anni fa, e che non ha mai revocato. Un finanziamento che la classe dirigente di Messina è riuscita e riesce a non utilizzare. Al palo un progetto “esecutivo e cantierabile” che nella sua versione originaria aveva ricevuto i fondi nell’aprile del 2007 e che poi è stato modificato per la mancata disponibilità totale delle aree. A causa dapprima di alcune casupole ancora abitate e poi sgomberate, e quindi della strenua resistenza opposta da un panificio di via Monte Scuderi. Anche quest’ultima complicazione ormai cessata, da quasi un anno e mezzo. Inoltre, l’importo globale delle opere è stato rimodulato tre volte in conseguenza del cambio dei prezziari regionali, l’ultima nel 2014. Le somme necessarie, dagli 8 milioni e 755.000 euro del 2007, sono lievitate fino a raggiungere gli attuali 12 milioni e 884.000 euro.
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