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Conosciamo anche
un’altra città...

Conosciamo anche un’altra città...

Subito, qui e ora. Non c’è tempo. Come la costruzione di un amore, la fiducia è il frutto della tenacia, spesso di una fatica immane. Ma basta un niente, un soffio di vento, e sparisce. Ecco perché bisogna far di tutto per recuperarla e per difenderla, come ci invita a fare l’amministratore apostolico Antonio Raspanti. Ma dove si compra la fiducia? A quale Borsa Valori? In quale mercato dei sentimenti e delle emozioni? C’è chi la vende a saldo? Eccola Messina, con un altro Natale davanti e la disperata voglia di sperare in un futuro migliore. «Mi fido di te», cantava Jovanotti. Di chi dobbiamo fidarci? E quanto dura il mandato della fiducia? Come capire che una promessa è stata rispettata e un’altra è stata tradita? Noi ci fidiamo delle persone. Di tanti messinesi. Facce note o poco conosciute, gente che fa miracoli che si chiamano quotidianità. Ci vengono in mente volti i cui nomi spesso neppure conosciamo. Sono coloro che anche questa notte di Natale l’hanno trascorsa a costruire sogni, a disegnare percorsi d’amore, a mettersi in cammino, a provare a dare qualcosa (se stessi) agli altri. Niente santi né eroi. Il volontario della Casa di accoglienza che saluta la famiglia e va a dormire con i senza dimora. L’operaio di MessinAmbiente che scende dall’autocompattatore e raccoglie le cataste d’immondizia lasciate sul marciapiede. Il panettiere che apre la saracinesca alle quattro del mattino. L’uomo che sforna cornetti per chi tira l’alba. Il marittimo delle Ferrovie o della Tourist, che si prepara a far la spola tra le due sponde dello Stretto e che vive ora per ora quello di cui tutti parliamo, il grande progetto, sogno o miraggio, dell’Area integrata. E abbiamo fiducia nei tanti che sono andati via. I nostri giovani, “cervelli in fuga” che forse, un giorno, torneranno o forse non torneranno più. Ma portano Messina nel mondo, con l’orgoglio di cui è impastato il vento dello Stretto, e con la consapevolezza che anche qui, chissà quando, si potranno realizzare le cose meravigliose che loro –medici, insegnanti, ingegneri, avvocati, startupper, magistrati, commercialisti, artigiani, notai, musicisti, registi, attori, sportivi –riescono a fare, perché le hanno imparate da buoni “maestri”. Abbiamo fiducia nella Messina dei Laboratori d’eccellenza (basta pensare a quelli realizzati dall’Ateneo negli ultimi mesi: il PanLab e il “Cerisi”, il Centro d’eccellenza per la progettazione e la realizzazione delle più grandi delle grandi opere, tali da sfidare la “forza della natura”), nelle donne e negli uomini impegnati nella ricerca, nei giovani studenti che stanno cercando la loro strada e lo fanno con intelligenza viva, come dimostrano anche le vicende riguardanti quest’anno il capitolo delle occupazioni nelle scuole. Abbiamo sentito da molti di loro (ovviamente non da tutti...) parole non banali, abbiamo toccato con mano la loro voglia di non essere né etichettati né omologati, ma di essere considerati come presente, non solo come il solito futuro di là da venire. E le continue emergenze? E le cronache di questi mesi? E lo schifo che nasce dal vedere certi spettacoli offerti dalla politica di casa nostra? Lasciamoli, per una volta, da parte. Conosciamo, per fortuna, anche un’altra città. E tanti volti da cui rubare un sorriso e a cui ridarlo. Tante persone delle quali fidarsi. Ripartiamo da qui. In questa notte, subito, ora.

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