Affermare che il consiglio comunale ha approvato il piano tariffario della Tari è una verità ma al tempo stesso una forzatura. Perché dei 40 componenti del Consiglio, ben 23 ieri erano a casa o comunque fuori dall’aula, quando, dopo un tira e molla durato ore, è stato votata la tassa sui rifiuti più alta degli ultimi anni. In 17 erano presenti, di questi solo 10 hanno votato favorevolmente, cioè un quarto del consiglio comunale. Assumendosi l’onere di dare il via libera al balzello più odiato dai messinesi, anche perché giunge a fronte di un servizio di raccolta rifiuti che, nella migliore delle definizioni, lascia a desiderare. Anche dire che la Tari è più cara perché il costo del servizio è aumentato è una verità e al tempo stesso una forzatura. È una verità perché quei 45,3 milioni sono il tetto più alto raggiunto da quando il tributo sui rifiuti è a totale carico dei cittadini. Ma è anche una forzatura perché in realtà il costo del servizio, negli anni scorsi, era più basso solo perché “camuffato”, perché a Messinambiente non sono state riconosciute, anno dopo anno, somme che puntualmente tutti gli amministratori che si sono succeduti, da Di Maria a Ciacci fino a Calabrò, hanno reclamato. A ciò si aggiunge il sovraccosto del conferimento, per giunta fuori orario, alla dicarica di Motta Sant’Anastasia, a Catania, invece che nella vicina Mazzarrà Sant’Andrea. Ma come evidenziato in una recente relazione dal dirigente all’Ambiente del Comune Signorelli, «è evidente che i maggiori costi che la Messinambiente sostiene derivano in larga misura da quelli relativi al personale impiegato che, peraltro, incide per più del 70% sul totale». Signorelli li definisce «difetti strutturali» della società, «un eccesso di personale rispetto alle reali necessità di servizio», oltre ad un «inquadramento di una buona parte dello stesso nelle categorie medio-alte». Troppi dipendenti, troppi dipendenti pagati tanto, a fronte di un servizio non all’altezza. E che rende davvero poco digeribile una stangata come quella che arriverà in bolletta, in tre rate (5 novembre, 5 dicembre e 5 febbraio), affievolita per chi rientra tra i 27 mila utenti che hanno fatto la differenziata nelle isole ecologiche (sconto del 35%). Tutto ciò non giustifica, però, la moria di consiglieri a cui si è assistito ieri. Chiaramente politica la scelta dell’Udc, assente in massa, e di buona parte del Pd, che avevano posto come condizione le dimissioni dell’assessore Ialacqua. Ma 17 consiglieri presenti sono davvero pochi. È vero che la responsabilità era alta, ma è vero pure che è quando ci si candida che si decide di assumersele, certe responsabilità. «Sono i grandi assenti –ha attaccato Nina Lo Presti – esponenti dei partiti che in passato hanno favorito 100 assunzioni a Messinambiente, altre 40 all’Ato, aumentando i costi, che dovrebbero spiegare perché oggi facciamo pagare ai cittadini 45 milioni di euro di rifiuti».
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