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Piemonte-Irccs, attesa la pronuncia dell’Ars

 Riflettori puntati sull’Assemblea regionale: ieri a Palermo si è aperta la seduta d’aula nella quale si deciderà il destino del più antico nosocomio cittadino, l’ospedale Piemonte, fondato nel 1910 grazie alla donazione proveniente dalla regione del Nord Italia che così volle contribuire a sostenere la popolazione terremotata. L’ospedale Piemonte, se nulla nell’attuale quadro normativo muterà, dal 1 novembre verrà svuotato della sua funzione di struttura d’emergenza di II livello, con il trasferimento di tutti i reparti per acuti e dei corrispondenti posti letto al Papardo. Ciò alla luce della decisione dell’azienda ospedaliera, obbligata dalla riunificazione delle Unità operative duplicate dalla spending review anche in considerazione del fatto che l’ospedale ha costi nettamente superiori alla produzione (28 milioni contro 16). Dunque, considerato che con le attuali premesse l’attività per acuti verrà comunque interrotta, tocca ora alla politica decidere quale sarà il futuro del complesso. L’unica proposta alternativa al momento formulata in maniera concreta per mantenere l’attività sanitaria è il passaggio dell’ospedale all’Irccs Neurolesi, che vi vorrebbe allocare i 150 posti letto di riabilitazione, creando un grande centro di riferimento. Una prospettiva che consentirebbe al centro d’eccellenza messinese di incentivare la propria attività, migliorando l’offerta sanitaria in un settore in cui la domanda è alle stelle e l’offerta insufficiente, creando al contempo un importante ritorno occupazionale e di promozione territoriale, con il valore aggiunto della riqualificazione struttura le di un complesso decrepito. Non solo: il ddl sulla fusione, al VII punto dell’ordine del giorno d’aula, prevede che l’Irccs mantenga alcune specialità mediche attualmente esistenti, fra cui il pronto soccorso (possibile un’intesa con il Policlinico, su cui ancora però non c’è nulla di ufficiale), ipotesi avallata anche dal ministro Beatrice Lorenzin che ne ha dato conferma all’assessore Baldo Gucciardi nel corso di un recente incontro. Intanto, è ormai prossima la scadenza del termine del 30 settembre, entro il quale tutte le aziende sanitarie siciliane dovranno rimodulare le piante organiche alla luce delle linee guida diffuse nello scorso agosto dall’assessorato, che ha anche rimodulato pesantemente le risorse. Per Messina, il territorio isolano più penalizzato, il taglio è stato di 11,3 milioni di euro, e anche alla luce di ciò l’azienda Riuniti (che ha avuto 6 milioni in meno) si trova costretta a chiudere l’ospedale Piemonte. Altre realtà invece hanno avuto cospicui incrementi: è il caso ad esempio dell’Asp di Trapani, che alla luce dei quasi 8 milioni in più proprio ieri ha annunciato l’assunzione di 531 unità di personale. Ma anche Ragusa e Siracusa hanno avuto rispettivamente 8 e ben 10 milioni in più. Tornando a Messina: anche il Policlinico nei prossimi giorni ufficializzerà la nuova pianta organica con un lieve esubero. Ed è ancora bufera su quella dell’Asp: alla luce delle «forti criticità», la Cisl ha dato parere negativo e domani alle 9,45 ne spiegherà i motivi nel corso di una conferenza stampa nella sede di viale Europa 58 alla presenza del segretario generale Tonino Genovese, del segretario provinciale della Cisl Fp Calogero Emanuele e del segretario provinciale della Cisl Medici Gianplacido De Luca. A margine saranno presentati anche i temi della Conferenza organizzativa programmatica della Cisl Messina che si terrà venerdì dalle 15 alla Camera di Commercio.

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