Ci sarà un “defunto” in più da commemorare il prossimo 2 novembre se non arriverà l’attesa “svolta” nel panorama sanitario cittadino. L’ospedale Piemonte, infatti, il più antico (e vetusto) nosocomio messinese, si appresta a concludere la sua centenaria attività, così come deliberato dal management dell’azienda Riuniti. Si procede dunque nel percorso già prefigurato mei mesi scorsi e che, come ribadisce ulteriormente il direttore generale Michele Vullo, è basato sull’attuale normativa di settore ampiamente richiamata nelle premesse nella delibera (consultabile con gli allegati sul sito web dell’azienda) e anche sull’atto aziendale varato dalla stessa azienda nel 2010, e tutt’ora vigente. E alla luce dei provvedimenti normativi, in base ai quali l’accorpamento delle strutture operative duplicate viene imposto per motivi di risparmio, la delibera dirigenziale evidenzia come nello scorso anno il presidio ospedaliero Piemonte, abbia comportato un costo di 28,7 milioni di euro a fronte di un valore della produzione pari a 16,5 milioni di euro, determinando, come ribadisce Vullo una condizione di insostenibilità economica. In sostanza, dunque, l’Azienda Riuniti deve eliminare le unità operative complesse duplicate nei due presidi, e ciò significherà la chiusura dei corrispondenti reparti attivi al Piemonte con il contestuale trasferimento al Papardo, dal quale invece verranno spostate altre strutture nel nosocomio di viale Europa. In quest’ultimo dunque verranno allestiti i servizi di Lungodegenza, Riabilitazione e Hospice, ma non ci saranno più reparti per acuti. Proprio ieri si sono svolte diverse riunioni finalizzate a delineare le modalità con le quali il complesso trasferimento di personale e strutture avverrà. Tale adempimento, tra l’altro, risulta propedeutico alla definizione della pianta organica e dell’atto aziendale, per i quali l’assessorato ha dato come scadenza il prossimo 30 settembre. Senza dimenticare che proprio da Palermo con le nuove linee guida sulle dotazioni organiche sono stati tagliati circa 6 milioni all’azienda che dunque, come sottolinea Vullo, non riuscirebbe più a mantenere due presidi. Il management dà dunque mandato al direttore medico di presidio di predisporre entro il 30 settembre il piano delle operazioni di trasferimento che dovranno concludersi entro il 1 ottobre. Ciò, ovviamente, se non interverranno modifiche legislative o diverse indicazioni da parte dell’assessorato regionale alla Salute. E proprio questo è al momento un fronte abbastanza febbrile, dal quale può provenire l’unica ancora di salvezza per il Piemonte. All’ordine del giorno dell’Ars si trova, ma non è stato ancora calendarizzato per la discussione in aula, il disegno di legge per l’assegnazione della struttura all’Irccs Neurolesi che vi realizzerebbe un grande centro di riabilitazione mantenendo alcune specialità al momento presenti. Al momento è l’uni - ca concreta ipotesi (oltre che di riqualificazione strutturale) di attività sanitaria alternativa a quella attualmente esistente che, come già detto, non verrà proseguita. Dunque, con o senza l’Irccs, alla luce dell’attuale situazione, al Piemonte i reparti per acuti chiuderanno comunque. Invece, anche sul mantenimento del pronto soccorso eventualmente in capo all’Irccs l’assessore Baldo Gucciardi ha ottenuto il via libera dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, che ha incontrato nei giorni scorsi e che già di fronte al precedente assessore Borsellino aveva manifestato il proprio assenso all’assegnazione di un ospedale ad un Irccs pubblico, quale il Neurolesi è. Intanto, proprio a Gucciardi si sono rivolti Uil Fpl e Comitato Salvare l’Ospedale Piemonte chiedendo un intervento urgente nei confronti del direttore generale, «al fine di congelare le operazioni di trasferimento del nosocomio, in attesa delle future decisioni sul destino dell’ospedale».
Caricamento commenti
Commenta la notizia