Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La sconfitta dello Stato
Zero notizie
su rischi dello sballo

* docente di Sociologia della Comunicazione Università di Messina

 «Come potete giudicar per i capelli che portiam, facciam così perché crediam in ogni cosa che facciam” cantavano I Nomadi negli Anni ’60. Parole che, mezzo secolo dopo, appaiono colonna sonora perfetta a corredo dei discorsi che hanno accompagnato la morte di Ilaria. Già nei giorni scorsi, Anna Mallamo, proprio da queste colonne, aveva ben puntualizzato alcuni aspetti di un meccanismo non solo mediatico che ha portato a distorcere l’immagine di quest’adolescente, nonostante determinati rituali siano corredo di tutte le generazioni. Certo, una volta i diari si chiudevano con i lucchetti, oggi vengono “vetrinizzati” sui social network, ma ciò non giustifica gli sguardi morbosi, soprattutto da parte dei professionisti dell’informazione (a proposito: e la Carta di Treviso che fine ha fatto?) sulla vita di una ragazzina. Il vero rischio del social network in questo caso consiste nella sua sopravvalutazione, magari ignorando ciò che già da anni è risaputo. E cioè che i più piccoli, nel panorama della rete, per attirare attenzione tendono a esagerare alcuni aspetti dell’autorappresentazione. “Raccontarle grosse” per far sì che ci si accorga di loro: è anche questo un modo per chiedere assistenza, vicinanza, solidarietà (non per forza aiuto) di fronte ai naturali disagi. Tutti intenti a studiare post e fotografie, però, si rischia di sottovalutare un altro aspetto più macrosistemico. Se, infatti, a 16 anni rientra nella normalità il farsi i piercing, non è normale avere un accesso – più o meno consapevole – alle sostanze dello sballo con enorme facilità e a prezzi assai contenuti (ulteriore segno quest’ultimo di quanto ampia sia l’offerta). E, allo stesso tempo, non è normale averne la disponibilità per cederle a una coetanea. O, almeno, non dovrebbe esserlo. Che cosa ha fatto la principale istituzione garante della struttura sociale, lo Stato, in questi anni per contrastare un fenomeno sotto gli occhi di tutti? Le generazioni precedenti, per le quali il rischio si chiamava eroina, erano bombardate da campagne di comunicazione, opuscoli, incontri nelle scuole, filmati choc. In campo, allora, c’erano altre risorse. Lo sanno bene gli operatori che quotidianamente lottano contro le tossicodipendenze non meno che contro le ristrettezze dei bilanci delle loro associazioni. Nella società dell’informazione – un dato oggettivo – è assai semplice capire come procurarsi una fornitura di ecstasy: esiste una corposa bibliografia, ad esempio, sul cosiddetto dark Internet, la faccia oscura e parallela della rete, dove puoi acquistare realmente di tutto e fartelo recapitare comodamente a casa. Molto più difficile, di contro, che un ragazzino sia effettivamente informato sui rischi legati all’assunzione di pasticche, alla loro combinazione con l’alcool. Questo, fuori da ogni moralismo, significa una cosa sola: sconfitta; sconfitta da parte dello Stato.

Caricamento commenti

Commenta la notizia