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L’ultimo saluto a
Salvatore La Fauci

Dolore, rabbia, angoscia. E anche speranza. Un condensato di sentimenti ha accompagnato il funerale del povero Salvatore La Fauci, celebrato ieri nella chiesa di Santa Maria di Gesù, a Provinciale. Una vita spezzata a soli 54 anni, forse nel momento più felice. Un folle gesto lo ha strappato alla moglie e alle due figlie, i suoi “angeli”, a cui era legatissimo. «Papà, cuore mio, adesso mi prenderò cura io della mamma, come facevi tu», ha scritto la bimba più piccola, in una toccante lettera letta in apertura della funzione religiosa da una nipote dell’operaio di Valle degli Angeli. Parole tanto semplici quanto efficaci, testimonianza dell’amore profondo che univa la famiglia La Fauci. Dello stesso tenore il pensiero di un amico fraterno di Salvatore, messo su carta ed esposto dal parroco, don Terenzio Pastore: «Trascorrevamo molto tempo assieme. La passione per il canto ci accomunava. Non dimenticherò mai quando intonavi il tuo brano preferito, di Michele Zarrillo». Dopo un lungo applauso il rito religioso è proseguito con l’omelia. Interrotta, ben presto, da un fuoriprogramma. L’amico di sempre è salito sull’altare, ha preso in mano il microfono e ha aggiunto: «Provinciale è invivibile. Sto pensando di andarmene». Poi spazio a una dura affermazione: «Questi ventenni devono morire in carcere». Chiaro il riferimento all’omicida Roberto Mangano. Nuovo battimano, tra la disapprovazione del parroco. Che ha ripreso la sua predica, invitando al perdono e a mettere da parte leggi ormai superate quale quella “del taglione” e comportamenti aberranti, come quello di Caino con Abele. «Servono verità e giustizia su ciò che è successo – ha evidenziato don Terenzio –. Ma bisogna anche capire, impegnarsi ad estirpare la piantina dell’illegalità, della giustizia fai da te, della prepotenza». Il parroco, poi, non ha esitato a lanciare una frecciatina verso coloro che, lunedì scorso, non sono intervenuti per interrompere la lite: «A quell’ora tante persone hanno assistito al diverbio. Eppure, spesso si preferisce sorridere, rimanere impassibili», ha detto con amarezza. E ancora: «Insieme dobbiamo contribuire a fare crescere il rispetto e l’onestà. Anche qui a Provinciale». Prima di benedire la salma, don Terenzio ha annunciato che la comunità parrocchiale, d’intesa con la famiglia di Salvatore La Fauci, sta approntando un’iniziativa in difesa della sacralità e dell’invio - labilità della vita umana. Recitata una preghiera scelta dai parenti della vittima, la bara è stata portata in spalla fuori dal luogo di culto. Un breve “saluto” al - la casa di Salvatore e ritorno fino al carro funebre. Il tutto accompagnato da applausi. Stavolta di grande affetto verso un uomo benvoluto e stimato.

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