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La bonifica dell’ex Sanderson, in due assolti, prescritti i reati

 L’ex Sanderson di Pistunina è ancora lì. Un’area immensa ancora ammorbata da ogni tipo di porcheria, forse non si avrà mai l’esatta percezione di quello che è successo nell’ultimo ventennio all’ombra di smaltimenti e conferimenti di rifiuti pericolosi, come del resto succede in molte altre zone post-industriali della Sicilia. Le sue macerie incendiate, vandalizzate e utilizzate come discarica, e soprattutto i suoi veleni, continuano ancora ad insinuarsi nel sottosuolo e nel vicino torrente Zafferia in perfetto silenzio. Uno scempio ambientale di proporzioni gigantesche. Nel tempo si sono susseguiti inchieste e processi, e proprio di inchieste e processi bisogna dare conto per quanto è successo ieri mattina e nelle scorse settimane. Primo passaggio (del secondo, le richieste di archiviazione ne riferiamo nella scheda allegata). Ieri il giudice monocratico Sebastiano Sofia ha deciso due assoluzioni nel merito e due dichiarazioni di prescrizione per i quattro originari indagati di un procedimento penale che risaliva addirittura al 2007, che si occuparono nei rispettivi ruoli pubblici e privati della bonifica dell’area fino al luglio del 2009 ed erano originariamente accusati di non aver rispettato i parametri normativi dettati dal decreto n. 152/2006 in tema ambientale creato «un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi (cancerogeni ed ecotossici)» . Si tratta di Roberto Materia, a suo tempo presidente dell’Esa, l’Ente di sviluppo agricolo siciliano; Giovanni Fortunato Lo Presti, come responsabile in quel periodo della sede provinciale di Messina dell’Esa; Gaetano Schirò, responsabile del procedimento di bonifica e messa in sicurezza dell’area; e Gualtiero Masini, rappresentante della Teseco spa, che si aggiudicò l’appalto dei lavori di messa in sicurezza. L’accusa aveva chiesto per tutti e quattro la dichiarazione di prescrizione dei reati, il giudice Sofia ha deciso diversamente: per Materia e Lo Presti ha pronunciato nel merito sentenza di assoluzione piena con la formula «perché il fatto non sussiste», mentre per Schirò e Masini ha dichiarato i reati prescritti. Questo discende dal fatto che i primi due non ebbero concretamente ruoli “attivi” nella vicenda, rispetto agli altri due per i quali è stata dichiarata la prescrizione. Nel collegio di difesa impegnato ieri sono intervenuti gli avvocati Giuseppe Carrabba, Candeloro Nania, Ettore Cappuccio, Antonio Lo Presti, Nicola Giacobbe, Giuseppe Lo Presti e Giampiero Barsotti.

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