Tenere, vendere o chiudere. E’ quanto vogliono sapere i 65 lavoratori della Intermarine, lo stabilimento del gruppo Colaninno che ha rilevato diversi anni fa l’azienda messinese ma che purtroppo non ne ha risollevato le sorti. Un’ambiguità che non fa bene a chi ogni giorno tira per portare uno stipendio a casa senza sapere se il prossimo ci sarà. Nessun rilancio del cantiere, nessuna nuova commessa, nessun nuovo piano industriale per lo stabilimento messinese che realizza prodotti in alluminio. Niente a che vedere con il cantiere affiliato di Sarzana a la Spezia legato invece alla progettazione e alla costruzione di sofisticate navi per le marine militari appositamente attrezzate per la ricerca e il disinnesco delle mine navali e che invece va a gonfie vele. Davanti alle voci insistenti di una cessione dell’azienda messinese e al licenziamento di 31 lavoratori dei 65 attualmente dipendenti si paventano scenari neri per il rilancio della cantieristica navale. Anni di cassa integrazione, fissa per 15 lavoratori, a rotazione per gli altri 50, si concluderanno ad agosto quando non saranno più consentite altre proroghe. Si prospetta dunque la mobilità per 31 di loro.
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