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Spesa in strada e ambulanti... a posto fisso

 Ambulantato senza limiti: più che di blitz straordinari che fanno male a poche persone ma non risolvono nulla, servirebbe l’intelligenza della politica. Quella vera, che trova e attua soluzioni giuste. Che, difendendo l’occupazione, non butta via la città. È dura arrivare a fine mese, certo, ma anche rassegnarsi al fatto che pezzi di vie, marciapiedi, piste ciclabili e piazze sono usati da suolo e parcheggio privato. Una sorta di ragnatela lungo strade essenziali (viale Europa, Litoranea, via Adolfo Celi ex statale 114) in cui impazzano la vendita e l’acquisto, soprattutto, di frutta e ortaggi, e di pesce anche a cassette. Nei momenti di boom si formano incolonnamenti di auto e perfino file pedonali a cielo aperto in stile cassa da supermercato. Un rischio e un peso per la viabilità ed un colpo al principio della giustizia fiscale perché umilia i commercianti a posto fisso, quelli che pagano la tassa d’occupazione suolo. Un calcolo? Dieci metri quadrati sul marciapiede antistante alla bottega, per i banconi di frutta o pesce, costano circa 3000 euro l’anno. Insomma è una questione rovente. Che non esime, però, da una riflessione sociale. In tempi di grave crisi per i bilanci familiari, questa vivacissima offerta agro-alimentare “su strada” riscuote un evidente gradimento. In tanti, anche benestanti, si fermano in prossimità di camion e furgoni, convinti di trovare prodotti della terra migliori rispetto al supermercato, o meno costosi rispetto al negozio. Vero o no che sia, la pratica e la legge sono diventati mondi lontani.

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