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Non c’è più “spazio”, l’edilizia cerca altre vie

 Su una cosa sono tutti d’accordo: di suolo da “consumare” ne è rimasto ben poco. Anzi, non c’è praticamente più spazio per costruire. Questo però non significa automaticamente che un intero comparto, tra i più storicamente vitali dell’asfittica economia messinese (e adesso in forte crisi), ossia l’edilizia, debba sparire. La parola magica è “riconversione”. E rimanda a un’altra: “riqualificazione”. Perché è questa la frontiera per immettere in circolo nuovo denaro. Una quantità discreta di milioni di euro, che si traducono non più nelle gru che tirano su palazzine ma nella messa in sicurezza del territorio e nella riqualificazione dell’esistente e del tessuto già urbanizzato. Gli strumenti sono diversi, dalla variante di salvaguardia al Piau, ma devono essere messi a sistema, nel nuovo Piano regolatore che, attraverso il Pico, vuole essere “condiviso” dall’Amministrazione. Ad allarmare sono i tempi, ad oggi rivelatisi incompatibili con le esigenze di riscatto che l’asfittica economia di cui sopra manifesta apertamente. Tanta la carne messa sul fuoco ieri mattina dall’assessore all’Urbanistica Sergio De Cola, protagonista dell’incontro “Ricostruiamo Messina”, organizzato dall’associazione “Indietrononsitorna”. Non passa inosservato l’annuncio sull’occasione più che ghiotta rappresentata dai fondi che spettano a Messina per la messa in sicurezza del territorio. Ci sono 110 milioni di euro, attraverso “Italia Sicura”, per le città metropolitane, tra cui Messina. A cui spetteranno 16 milioni, tutti da spendere per la messa in sicurezza. A questi si aggiungono altri 30 milioni di euro per gli interventi sul torrente Bisconte-Catarratti e le aree limitrofe, «siamo ad un passo dal finanziamento», dice De Cola. Ad essere estremamente complesso è il quadro normativo, in cui ci si muove, e quindi quello burocratico. Dopo l’apertura di una procedura di pre-infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto delle direttive europee, la Regione ha detto a Messina: fermate tutto. «Noi non ci siamo fermati – spiega De Cola – e abbiamo concordato delle azioni che stiamo portando avanti». I nodi sono i soliti: il perimetro della Zps e la Vas (Valutazione ambientale strategica) a cui sottoporre o meno la Variante al Prg attualmente in vigore. Su questo punto, in particolare, la diversità di vedute con il presidente dell’Ordine degli architetti Giovanni Lazzari è evidente: «Noi pretendiamo la Vas», il suo pensiero. Più tiepido De Cola: «La Regione ha chiesto di allineare tutto alla variante di salvaguardia». Che altro non è che un adattamento della “Salva-colline” dell’ex assessore Corvaja. Variante di salvaguardia che, secondo Lazzari, «andrebbe estesa alle aree collinari rimaste escluse, lavorando poi sulla rigenerazione delle aree centrali e urbanizzate». E se la parola d’ordine è condivisione, l’Ordine degli ingegneri non si tira indietro: «Siamo qui per dare un aiuto – conferma il vicepresidente Francesco Triolo – basta che ci venga chiesto. Però non vogliamo solo pensare, vogliamo sopratuttto fare».

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