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Messina e lo Stretto, lì dove tutto... s’insabbia

                                                                                                 di Lucio D'Amico

 Non sappiamo se il futuro avrà il colore delle nubi sempre più minacciose o di un orizzonte radioso. Sappiamo solo che il presente è fatto di sabbia. La sabbia dove sono scritti gli impegni e le promesse dei Governi e delle Ferrovie dello Stato. La sabbia dei castelli costruiti da chi probabilmente pensa ancora che in riva allo Stretto abiti un popolo di trogloditi. La sabbia che inghiotte puntualmente le strutture dei moli di Tremestieri e per il cui dragaggio, solo negli ultimi 12 mesi, sono stati gettati letteralmente a mare quasi 600 mila euro. Una cifra che oggi forse non fa più effetto. Un tempo sarebbe stato più di un miliardo di lire (provate a scriverlo in cifre per vedere l’effetto che fa...). Sono giorni intensi, confusionari, difficili da giudicare. Troppe le questioni aperte, troppo alta la posta in palio. Da un lato, la vertenza Stretto che, dopo la manifestazione di San Valentino, si gioca adesso sui tavoli istituzionali e lì non si può più barare come si è fatto finora. Dall’altro, i problemi concreti del “giorno per giorno”, quelli che affliggono in maniera ormai insopportabile una delle rarissime opere pubbliche realizzate nella nostra città. Continuando di questo passo, gli approdi emergenziali costeranno quasi quanto il nuovo porto commerciale che dovrà essere costruito a Tremestieri e per il quale anche ieri mattina, con un contatto a Roma con la presidenza del Consiglio dei ministri, il sindaco Accorinti ha chiesto i poteri speciali. Un’ordinanza limitata nel tempo, è quanto chiede il primo cittadino, basterebbe un anno per sbloccare l’impasse che tiene ancora fermo al palo l’appalto da 80 milioni di euro. Ma quello che fa rabbia, al momento, è il senso d’impotenza davanti ai continui insabbiamenti delle due invasature. Ieri sera se ne è parlato animatamente durante la trasmissione “Punto Franco” in onda su Rtp, condotta da Rosario Pasciuto. Il segretario generale dell’Autorità portuale Francesco Di Sarcina è entrato nel merito tecnico delle questioni ma non ha potuto dare la risposta che la città attende e cioè la soluzione definitiva al problema. Per ogni dragaggio c’è una gara d’appalto da espletare, i tempi s’allungano, e se le mareggiate sono particolarmente forti, gli approdi chiudono per settimane, anzi per mesi. E con i Tir che continuano a invadere il centro cittadino, ci sono anche i lavoratori del Terminal Tremestieri in vero e propria dramma, a rischio licenziamento e senza garanzie occupazionali in vista del nuovo bando per la gestione del porto. Si è discusso di Tremestieri ma anche, e soprattutto, delle prospettive riguardanti il sistema dei trasporti (ferroviari, marittimi e aeroportuali) nell’area dello Stretto. Tante voci a confronto: quelle dei docenti universitari Marco Centorrino e Michele Limosani, quelle dell’amministrazione comunale (l’assessore Sebastiano Pino) e dell’Authority (Di Sarcina, quelle del consiglio comunale (Piero Adamo di Vento dello Stretto) e dei sindacati (Michele Barresi per l’OrSa e Lillo Oceano, segretario generale della Cgil). E tra le notizie del giorno, quella che sicuramente fa rumore è la «rottura del patto d’azione», come la definisce Barresi, che va giù durissimo contro i confederali: «Non riescono proprio a invertire la rotta dalle vecchie logiche. Eppure come OrSa abbiamo fatto di tutto per costruire un fronte sindacale unitario nella vertenza per la continuità territoriale; non ci siamo riusciti nonostante gli sforzi documentabili, evidentemente l’esigenza a far da prima donna supera il ruolo di rappresentanza dei cittadini e dei lavoratori, anche questa volta il rivolo dell’incontinenza separatista ha fatto il solito percorso e le segreterie regionali di Cgil, Cisl, Uil e Fast, con la presa di distanza della segreteria dell’Ugl, hanno chiesto a Ferrovie tavoli di trattativa separati dall’OrSa. Restiamo basiti. Esistono rivendicazioni più urgenti e importanti rispetto a quella dal potenziamento e della modernizzazione dell’unione territoriale ferroviaria tra la Sicilia e il resto del Paese? Che cosa avranno da dire all’azienda di così inconfessabile che l’OrSa non può e non deve ascoltare?». Oceano ha replicato rimarcando le differenze di posizioni tra i sindacati confederali e l’OrSa e definendo «una stupidaggine» quanto dichiarato da Barresi.

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