La situazione è ancor più drammatica di quanto testimoniato dai sopralluoghi effettuati dai movimenti e dalle associazioni, dai servizi e dalle immagini che la “Gazzetta del Sud” ha pubblicato per mesi, mesi e mesi nel tentativo di smuovere le coscienze e risvegliare una città narcotizzata. Nel cuore della Zona falcata, che è il cuore (o dovrebbe esserlo) di Messina, c’è un’emergenza ambientale, di sicurezza e di tutela della pubblica e privata incolumità. Ecco perché ieri, al termine di un tavolo tecnico con la Capitaneria di porto e i rappresentanti del Comune e della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali, il presidente dell’Autorità portuale Antonino De Simone ha firmato un’ordinanza di interdizione che riguarda una vasta porzione della Falce. Si tratta, in particolare, delle aree della Stazione di degassifica (ex Smeb) e del vecchio stabilimento dismesso della società cooperativa Garibaldi. Aree che in questi decenni sono state gestite – e si è visto come! – dall’Ente autonomo regionale portuale. Ora l’Authority ha deciso che bisogna passare dalle parole ai fatti, raccogliendo anche l’invito lanciato nei giorni scorsi dal deputato nazionale del Nuovo Centrodestra Enzo Garofalo, il quale ha sollecitato il presidente De Simone a farsi promotore di un incontro con la Regione siciliana e gli altri enti e istituzioni interessati. «È un appello che condividiamo fino in fondo – dichiara De Simone –, per questo prima abbiamo convocato una riunione tecnica e subito dopo mi farò promotore di un’iniziativa più ampia, durante la quale dovremo tutti discutere dei piani, dei programmi, dei progetti e delle strategie da attuare nel breve, nel medio e nel lungo periodo per riqualificare la Zona falcata e rilanciare lo sviluppo economico di Messina». L’ordinanza stabilisce, dunque, il divieto assoluto di entrare nelle aree dell’ex Degassifica e del cantiere Garibaldi. Il provvedimento si è reso urgente alla luce della relazione di servizio predisposta il 19 gennaio, che ha accertato senza possibilità di equivoci «una situazione dei luoghi tale da determinare potenziali pericoli per la pubblica incolumità». L’interdizione dell’accesso alle aree demaniali marittime è il passo propedeutico ai futuri interventi di bonifica, di smantellamento della Degassifica e di “rigenerazione urbana”. Interventi che dovranno estendersi a tutte le porzioni degradate di quel tesoro che decenni di scelte scellerate hanno sottratto ai messinesi: dalla Real Cittadella all’area che circonda il vecchio inceneritore di San Raineri. L’ordinanza di ieri, in fondo, è il frutto dell’Accordo interistituzionale volto a regolare definitivamente «l’assetto dei reciproci interessi pubblici per la riqualificazione e lo sviluppo delle aree della Zona falcata». Un Accordo, quello sottoscritto ormai quasi un anno fa (era il 23 aprile 2014) alla presenza dell’assessore regionale Linda Vancheri, che ha finalmente – seppure con tempi ancora troppo dilatati rispetto alle emergenze di carattere ambientale presenti nella Falce – dato la possibilità di intervenire all’Autorità portuale, fino a quel momento impedita dall’ultradecennale contenzioso con l’Ente Porto.
Caricamento commenti
Commenta la notizia