La legge regionale è del 26 marzo scorso. Entro 18 giorni dalla sua approvazione, i comuni, per i quali sono previsti finanziamenti ad hoc, avrebbero dovuto avviare la rimozione dell’amianto sul proprio territorio e quindi stoccarlo temporaneamente in un sito apposito. Per lo smaltimento definitivo si deve invece ancora attendere la costruzione dell’impianto, necessario per abbassare i costi dato che, fino ad oggi, il pericoloso materiale si trasporta in siti per i rifiuti speciali fuori dalla Sicilia. Un altro step previsto dalla legge è che la Regione, entro 18 mesi, effettui un censimento delle zone a rischio istituendo un registro pubblico degli edifici, degli impianti, dei mezzi di trasporto e dei siti con presenza certa o contaminati dall’amianto. Si deve verificare il rischio sanitario e i gradi di priorità della bonifica. Per arrivare a questo, il lavoro va condotto in prima battuta dai comuni che poi devono trasmettere i risultati alla regione. L’amministrazione comunale di Messina è già stata indirizzata dal consiglio con un ordine del giorno che impegna il sindaco ad istituire e presiedere un tavolo tecnico, una vera conferenza dei servizi, infatti è prevista anche la presenza dell’asp. Sollecitata anche l’istituzione di una sezione informativa sulla legge all’interno del sito internet del comune. La materia è oggetto di interesse di due assessorati, quello alla salute delega di Nino Mantineo e all’ambiente, di Daniele Ialacqua. Nel mezzo c’è un dirigente che deve dare gli input tecnici e amministrativi, come ha spiegato Mantineo. La commissione consiliare che se ne occupa è quella presieduta da Rita La Paglia, consigliera dei dr che da Luglio chiede di capire cosa si stia facendo a proposito, avendo pochissime e poco soddisfacenti risposte.