Di punteruolo rosso si cominciò a parlare a Messina già nel 2005. Allora era impensabile lo scempio che questo temibile coleottero avrebbe compiuto da lì a sette anni nel patrimonio arboreo della nostra città e della provincia. Da allora convegni ed esperti si sono susseguiti per studiare un fenomeno che sembrava lontano anni luce. Anche l’esperto nazionale, Carmelo Frusciane, che lunedì prossimo ritornerà a Messina, aveva più volte, anche ai nostri microfoni, spiegato che il fenomeno avrebbe cambiato il paesaggio arboreo della città. Bisogna gestire l’esistente disse due anni fa l’agronomo non aspettando il collasso paesaggistico.E invece per mancanza di liquidità e per le rare manutenzioni purtroppo il collasso si è verificato e lì dove non è stato naturale è stato provocato dalle squadre di pronto intervento a causa della pericolosità degli alti tronchi che minacciavano la sicurezza delle persone. Sono già 18 le palme del viale S.Martino tagliate, ma molte di più quelle eliminate in città, al tribunale, alla passeggiata a mare, al municipio, nelle autostrade, in molti spazi pubblici e privati. Per fortuna il nostro territorio e soprattutto Messina non è legato alla monospecie. C’è una biodiversità nelle alberate stradali eccezionale. Per il verde pubblico esistente, secondo gli esperti, il futuro consiste nel programmare le risorse valutando la sostenibilità degli interventi. Adesso spiega l’assessore all’ambiente Ialacqua abbiamo a disposizione 900 mila euro per il verde che cercheremo di sfruttare al meglio. Basti pensare che solo per un esame strumentale di studio sui tronchi infestati, oltre che dal punteruolo anche da altri funghi, la spesa si aggira sui 12 mila euro.
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