Signorino se la prende
col Pd, ma la crisi
è nel suo movimento
“Renato non sarebbe diventato sindaco se la politica non fosse già fallita, se i partiti non fossero stati evidentemente incapaci di autoriformarsi”. E’ una lunga riflessione quella di Gino Sturniolo, che segna il distacco definitivo dall’amministrazione attiva, con cui ha condiviso la più grande delle battaglie, quella delle amministrative 2013. Oggi restano solo le macerie di quello che lui stesso definisce lo smottamento del progetto iniziale di Cambiamo Messina dal Basso. Il dito è puntato contro il vice sindaco Guido Signorino il quale, dopo la clamorosa bocciatura da parte del consiglio comunale dei debiti fuori bilancio e quindi dopo l’addio al prestito Salva Ato, se l’era presa in particolare col Pd, tacciandolo, in sintesi, di populismo e scaricabarile. Ti rivolgi al PD? Esclama Sturniolo. Cioè ai partiti? Davvero non avevi capito che i partiti non esistono più e che le larghe intese con i notabili esterni non sarebbero bastate? Il consigliere transitato al gruppo misto la definisce crisi della rappresentanza politica. Sturniolo affonda il coltello nella piaga chiedendosi se a Signorino passi mai per la testa che qualcuno possa non essere d’accordo con lui, che qualcuno possa avere davvero bisogno di capire oltre che di tempo per farlo per valutare quei debiti, per denunciarli, e, se possibile, anche per non pagarli. Duro il commento finale quando lascia intendere la sottovalutazione da parte della giunta del ruolo del consiglio comunale e lancia un monito : la democrazia- dice- non si rinnoverà attraverso la
riduzione degli spazi, quanto piuttosto nella loro moltiplicazione e nel loro potenziamento. “Fai lezioni di democrazia?” Gli risponde a tamburo battente Ivana Risitano, che, da sola ormai, con Lucy Fenech, tiene saldo il timone del gruppo del sindaco, e che su dice stupita che Sturniolo abbia ancora una volta sentito l'esigenza di farlo, prendendo proprio spunto da una delle azioni più coraggiose di Signorino volta a smascherare e denunciare le dinamiche malate di una parte del Consiglio Comunale. La consigliera non ci sta a sentire dire che il movimento Cambiamo Messina dal basso sia fallito e dice al collega d’aula che reputare fallita tale esperienza è solo il segno della sua resa e non certo di quella di tantissime persone che si accorgono dei radicali e profondi cambiamenti messi in atto da questa amministrazione
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