L’ultima grande spesa Messina Ambiente l’aveva fatta dieci anni fa.
I cassonetti, usati anche quelli, arrivano a costare anche 600 euro. Oggi la partecipata li ha pagati 70 euro e qualcuno di loro aggiunge, andrebbe fatta una bella inchiesta.
Messinambiente investe 400 mila euro per riammodernare un parco mezzi che langue da troppo tempo. Arriveranno entro settembre 6 mezzi di raccolta, 2 trattori stradali e 2 semirimorchi. Si aggiungono ai 10 mezzi a disposizione dell’azienda di via Dogali, dei quali funzionanti quotidianamente ve ne sono 3 o 4.
I 424 cassonetti arrivano domani da Lucca, da Terni e Macerata i mezzi meccanici. Tutta roba usata, ma, garantiscono Alessio Ciacci e Raphael Rossi, migliori di quello che Messinambiente ha già.
Sono stati dismessi per il passaggio a quel porta a porta che Messina vorrebbe avviare entro 4 o 5 mesi ed è per questo che sono stati acquistati a prezzo di realizzo.
Sui camion nuovi saranno montati dei gps, che seguiranno il tragitto quotidiano dei mezzi. Rossi e Ciacci vogliono verificare l’efficienza del sistema di raccolta, dando per scontato che tutti gli operatori fanno a pieno il loro dovere.
Un investimento in autofinanziamento quello di Messinambiente che ha un budget risicato utile per pagare solo gli stipendi e nemmeno tutti con puntualità.
L’azienda chiede puntualità nei finanziamenti esterni che la tengono in vita. Dalla Regione aspetta 4 milioni da mesi, ha presentato un decreto ingiuntivo da sette milioni di euro all’Ato 3 ed intanto si continua a dibattere se è opportuno o no tenerla giuridicamente in vita