Tutto è legittimo. Il dibattito, lo scambio di idee, lo scontro anche duro, la contrapposizione di interessi. Tutto, tranne le minacce, rese ancor più gravi dal contesto in cui sono state lanciate. Il riferimento è a quanto detto ieri in aula dal presidente dell’Aias Antonino Richichi. Innanzitutto, una questione di forma. Perché Richichi, che è il rappresentante di una delle tante associazioni di autotrasportatori, era seduto accanto al sindaco, al comandante della Capitaneria e al presidente dell’Autorità portuale, come fosse un’istituzione? Gli altri esponenti sindacali erano tra i banchi dei consiglieri o confusi nel pubblico e tra i giornalisti. Perché questo privilegio a un “padroncino” catanese? E poi la questione dei contenuti. Dopo un bel discorso –ovviamente anch’esso legittimo – sui sacrifici compiuti da chi ogni giorno deve sbarcare il lunario e, alla guida dei Tir, deve sottostare alle imposizioni dei centri della grande distribuzione, deve portare le merci entro un’ora precisa (pena la perdita del posto) e spesso non dorme per più di 24 ore, Richichi ha cominciato a discettare sulle colpe “storiche” dei messinesi, sulla carenza di infrastrutture, finendo con il liquidare l’ordinanza dell’amministrazione (può piacere o non piacere, ma se è in vigore va rispettata e fatta rispettare!) quasi come carta straccia. «Tanto continueremo a passare dove vogliamo noi, anche a costo di pagare le multe ». E poi la minaccia: «Martedì bloccheremo gli approdi di Tremestieri». È sopportabile tutto ciò? Prefetto e forze dell’ordine sono avvisati.
L’inaccettabile minaccia del presidente dell’Aias
Richichi
di Lucio D'Amico
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