Sembra l’uovo di colombo, eppure non se n’era accorto nessuno prima d’ora. Il decreto legge 152 del 2006 ne prevede l’utilizzo anche in Italia. Qualche città del Nord già lo conosce, ma difficilmente ancora si trova in commercio, non essendoci una domanda così imponente, e negli Stati Uniti è addirittura obbligatorio. Uno strumento, neanche tanto ingombrante, che va posizionato sotto il lavello della cucina e collegato ai tubi dell’acqua. Vi si gettano i rifiuti organici, cioè gli scarti dell’alimentazione, bucce, uova, resti di cibo, umido in genere. Questo arnese, che si chiama dissipatore alimentare, tritura tutto, riduce gli avanzi in poltiglia che quindi va scaricata con l’acqua in fognatura. Lo prevede la normativa che, però dispone, anche che della sua istallazione venga informato l’ente gestore del servizio idrico integrato, quindi a Messina l’Amam, perché il corretto funzionamento degli impianti, che entrano in rete, va verificato dai tecnici autorizzati. La spesa per ogni famiglia si aggirerebbe sui 300 euro, ma poi comporterebbe un risparmio sulla tares del 50%. Questo l’obiettivo del gruppo Udc di palazzo zanca che proporrà un emendamento ad hoc al regolamento nell’ambito delle possibilità per ottenere le riduzioni tariffarie. INT Se il tritarifiuti dovesse poi diventare di utilizzo comune, un altro aspetto positivo sarebbe la scomparsa definitiva dei cassonetti e prima ancora degli ingombranti, maleodoranti e tanto odiati da chi poi li deve gettare sacchetti dell’umido .
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