Ecco perché il
Riesame ha detto
di sì al carcere per
Sauta e Melino Capone
Gli arresti domiciliari per Elio Sauta e Melino Capone, i due indagati principali di uno dei tronconi dell’inchiesta “Corsi d’oro” sulla formazione professionale a Messina e in Sicilia (nella foto una delle sedi monitorate durante le indagini), non sono sufficienti se rapportati al pericolo di reiterazione del reato e d’inquinamento probatorio. Soprattutto perché l’inchiesta ha dimostrato che i due si avvalevano di “terze persone” e “prestanome”.
Ecco il “nocciolo” dei due provvedimenti depositati nei giorni scorsi dal Tribunale del Riesame, con cui il collegio ha accolto l’appello della Procura, disponendo per Sauta e Capone la detenzione in carcere. Decisioni che ovviamente sono da considerarsi “in sospeso” e potrebbero anche essere sovvertiti in attesa del passaggio in Cassazione.
Scrivono giudici che gli arresti domiciliari sono una misura che «sebbene restrittiva della libertà personale, è del tutto inidonea ad interrompere ogni contatto con soggetti terzi».
Gli arresti domiciliari per Elio Sauta e Melino Capone, i due indagati principali di uno dei tronconi dell’inchiesta “Corsi d’oro” sulla formazione professionale a Messina e in Sicilia, non sono sufficienti se rapportati al pericolo di reiterazione del reato e d’inquinamento probatorio. Soprattutto perché l’inchiesta ha dimostrato che i due si avvalevano di “terze persone” e “prestanome”.Ecco il “nocciolo” dei due provvedimenti depositati nei giorni scorsi dal Tribunale del Riesame, con cui il collegio ha accolto l’appello della Procura, disponendo per Sauta e Capone la detenzione in carcere. Decisioni che ovviamente sono da considerarsi “in sospeso” e potrebbero anche essere sovvertiti in attesa del passaggio in Cassazione.Scrivono giudici che gli arresti domiciliari sono una misura che «sebbene restrittiva della libertà personale, è del tutto inidonea ad interrompere ogni contatto con soggetti terzi».