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Zona falcata, un piano
da 75 milioni di euro

Di tutti gli impegni assunti durante la lunga seduta serale delle giunte regionale e comunale a Palazzo Zanca, quello più ambizioso, e sicuramente più difficile da concretizzare, riguarda la Zona falcata, il cuore di ogni piano di sviluppo futuro per la nostra città. Il presidente della Regione ha assicurato la piena volontà di definire al più presto quella che egli ha definito «una convenzione», e che in realtà è un Accordo di programma, «che dovrà servire a sbloccare gli investimenti per 75 milioni di euro che l’Autorità portuale è pronta a mettere sul piatto». Non c’è, in questo momento, un ente che sia capace di spendere tanto, in tempi rapidi, con alle spalle un preciso strumento di programmazione (il nuovo Piano regolatore del porto). Il Comune non ha risorse, la Regione meno che mai e lo dimostra il fatto che, pur reclamando la titolarità di molte aree della Falce (ipotecandone per decenni il futuro con la previsione del fantomatico Punto Franco mai realizzato e oggi irrealizzabile), non è riuscita ad assicurare neppure l’ordinaria gestione delle strutture inserite nel proprio patrimonio. Basta vedere quello che è accaduto, e che continua ad accadere, in quella sorta di terra di nessuno che è la stazione di degassifica ex Smeb, il cui proprietario è l’Ente autonomo portuale, cioè il “braccio armato” della Regione. Un “braccio”, in verità, del tutto rattrappito, inutile, oltre che dannoso (se fosse stato soppresso, non ci sarebbero stati i contenziosi che dal 1994 a oggi impediscono l’attuazione di qualunque piano di bonifica e di riqualificazione territoriale).

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