C’è un protagonista assoluto nell’homepage del Ferragosto 2013. In 500 anni di storia della processione dell’Assunta nessun sindaco aveva fatto il “capo- Vara”. Renato Accorinti ha spiazzato tutti, per l’ennesima volta. Si è presentato a piazza Castronovo con la solita t-shirt “Free Tibet”, poi l’ha tolta ed è rimasto con la maglietta di “Addiopizzo”, un gesto simbolico diventato ancor più concreto nel momento in cui il primo cittadino si è confuso tra i vogatori e i timonieri, ha cominciato a tirare il Carro trionfale, poi è salito sul Cippo, ha preso la bandiera azzurra con la scritta “Viva Maria” e da quel momento ha guidato lui la “machina”. I puri di cuore non hanno paura delle loro azioni o di quelle che altri possono fare su di loro. Accorinti è fatto così, un fenomeno che stanno studiando anche all’estero, con giornalisti e troupe televisive inviati da mezza Europa. A lui non importa se qualcuno lo accuserà di populismo, se gli rinfacceranno la foto scattata accanto a Luigi Tibia (nipote del boss di Giostra Luigi Galli) condannato a otto anni per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Arcipelago” e uscito dalla misura di custodia cautelare inflittagli l’anno scorso (assieme al sequestro di beni, tra i quali il lido sotto il Pilone di Capo Peloro), in tempo per tirare la Vara, come tanti altri “luogotenenti” di un clan che non muore mai. «Questa è una festa di popolo e io vengo dal popolo», ha salutato così, con voce rotta dall’emozione, la straordinaria folla di piazza Duomo.
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