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Il lavoro alleato
dell’antimafia

C’è ancora una volta il lavoro al centro dell’ultima giornata della terza edizione della Festa della Cgil, quello che si perde quando un’impresa viene confiscata alla mafia e quello che invece andrebbe preservato e creato come forma concreta di contrasto alla criminalità organizzata, perché l’a n t imafia si fa con la cultura, con la denuncia delle illegalità ma anche costruendo speranze di sviluppo e cambiamento e quindi creando lavoro a partire da cooperative sociali che rispettino le regole e valorizzino le persone. A sottolinearlo, ieri pomeriggio durante la tavola rotonda sulle strategie di contrasto alla mafia e il reimpiego dei beni confiscati a fini sociali, inserita nel programma della tre giorni “Le piazze del lavoro”, Umberto Di Maggio, presidente regionale di Libera, «per contrastare le mafie, che sono unite e coese tra di loro, è importantissimo il cammino fatto, ad esempio, da Addiopizzo per stare a fianco di chi denuncia il racket e insieme dei consumatori, è fondamentale il cambiamento delle coscienze attraverso la cultura, ma per battere la mafia bisogna anche offrire lavoro – ha detto Di Maggio – ed è questa la scommessa di Libera, nata nel 1995 e che mette insieme numerose associazioni che si battono per l’a n t i m afia. Oggi ci sono sette cooperative in Sicilia che puntano su di un’economia “altra”, a Corleone, nelle province di Trapani e Catania. Stiamo lavorando per inaugurare anche a Messina il presidio di Libera». È nato quasi due anni fa invece il gruppo di Addiopizzo Messina, come ricorda il presidente Enrico Pistorino – che ieri ha coordinato la tavola rotonda, introdotta da Esmeralda Rizzi, responsabile delle Politiche di genere della Cgil, a cui hanno partecipato anche Chiara Utro e Silvio Bologna, di Addiopizzo Palermo – e ad oggi a Messina sono state raccolte circa 800 firme per la campagna a favore del Consumo Critico. Una battaglia che mira a cambiare le coscienze e permettere al cittadino-consumatore di fare “antimafia” a nche solo comprando il pane e scegliendo di farlo in un negozio che ha denunciato il racket. «A Palermo – hanno invece raccontato Chiara Utro e Silvio Bologna – sono 815 i commercianti che hanno aderito alla campagna, simbolo di un modello economico alternativo ».

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