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Medici ospedalieri,
“decimati” gli
studi privati

Partito il nuovo regime dell’attività intramuraria dei medici ospedalieri. Secondo il decreto Balduzzi, n. 190/2012, infatti, il 30 aprile scadeva il termine entro il quale il personale sanitario doveva optare per l’esercizio dell’attività professionale all’interno delle mura aziendali oppure all’esterno. Una scelta non facile, alla luce degli importanti risvolti economici di entrambe le opzioni. Chi sceglie di esercitare l’attività libero-professionale (Alpi) all’esterno, può mantenere il proprio studio medico privato, ma non può più fatturare su ricettario ospedaliero e, soprattutto, deve rinunciare all’indennità di tempo pieno, pari a 1060 euro lordi in busta paga. Non solo: la mancanza del requisito del tempo pieno negli ultimi cinque anni prima della pensione determina una decurtazione pari a circa 40.000 euro sul Tfr, oltre ad una riduzione di circa 650 euro al mese sul trattamento pensionistico. Il mantenimento dell’attività esterna, dunque, finisce col costare davvero caro al medico, che lo sceglie solo se è ben lontano dalla pensione e può contare su congrui introiti privati. E non sono poi così tanti i giovani medici che possono permettersi simili guadagni. Di contro, chi sceglie l’attività esclusiva intramuraria (Alpi interna) va incontro ad altri inconvenienti: intanto, le prestazioni vengono pagate dai pazienti direttamente all’ufficio ticket dell’ospedale (solitamente con un massimo di 100 euro) che poi a fine mese trasferisce al medico il 45% dell’introito. Inoltre, le visite devono obbligatoriamente essere effettuate soltanto nei locali messi a disposizione dall’azienda ospedaliera, con conseguente divieto di visitare in altri luoghi. A questo scopo, secondo il decreto, le aziende dovrebbero mettere a disposizione locali, attrezzature, personale infermieristico e un centro prenotazioni dedicato. Ma ai medici tocca di fatto chiudere studi privati spesso aperti con grande fatica e dispendio, licenziando il relativo personale di supporto. A Messina, la prima azienda ad adeguarsi alla nuova normativa (il cui adempimento costituisce motivo di indennità premiale per il manager) è stata l’Asp: «Già da diversi mesi – come spiega il commissario Manlio Magistri – è stato adottato un regolamento abbastanza rigido che impone la scelta tra le due tipologie di attività. Le polemiche non sono mancate, soprattutto per alcuni presìdi ospedalieri, ma si è così posto argine ad una situazione di grande disordine». Anche il Policlinico ha provveduto a regolamentare l’attività intramuraria dei suoi 440 medici.Ha cessato infatti di avere effetto dal 1. aprile scorso la così detta “intramoenia allargata”, che consentiva l’espletamento dell’Alpi presso studio privato. Una disposizione, in linea con quanto previsto dai nuovi provvedimenti legislativi nazionali e regionali e comunicata con una nota l’11 febbraio scorso dal commissario straordinario a tutto il personale medico. Sono già 190 i professionisti dell’AOU “G. Martino” che svolgono, dunque, tale attività solo all’interno dell’azienda, fuori dall’orario di servizio comunicando prima alla direzione il calendario e gli orari di ricevimento. È stato inoltre previsto un sistema di timbratura specifico con un codice ad hoc. La ricognizione straordinaria degli spazi ha permesso di definire al meglio i locali; nello specifico, dove vi è la disponibilità, ciascun operatore svolge le visite nelle unità operative di appartenenza, mentre in tutti gli altri casi è il padiglione W la sede di riferimento. L’ufficio ticket diventa un punto di snodo importante; il servizio è stato riorganizzato con apertura al pubblico con orario continuato dal lunedì al venerdì dalle 7,30 alle 19,30 mentre il sabato solo la mattina. Della scorsa settimana è invece la nota con la quale il commissario dell’azienda Papardo-Piemonte Armando Caruso ha comunicato a tutti i 245 medici in servizio la disponibilità degli spazi dedicati nei due ospedali. «Già quasi la metà ha optato per l’attività intramuraria: l’azienda ha in tutto adempiuto al decreto», chiarisce il manager. I locali disponibili sono per il Papardo del reparto di ex Neurologia al settimo piano, di 10 stanze al Papardino e di altre dieci negli ex uffici amministrativi della Direzione generale, in aggiunta a tutti i locali del poliambulatorio, dalle 14 in poi; al Piemonte invece sono stati messi a disposizione gli ambulatori di Villa Contino dalle 14 in poi. Una prospettiva che, però, comprensibilmente non entusiasma granché i diretti interessati, e infatti nella giornata di lunedì era stato proclamato uno stato d’agitazione dai rappresentanti di ben sei sigle sindacali che, come spiega il segretario dell’Ugl Giuseppe Mobilia, contestavano al commissario la carente informazione su come si intendeva dare attuazione al dettato legislativo. Lo scontro sembra però rientrato dopo la riunione di ieri mattina e l’impegno di Caruso di recarsi a Palermo per verificare la possibilità di eventuali proroghe dell’attuale regime, che consente ai medici ospedalieri di visitare dovunque, in studi privati solitamente molto più confortevoli e attrezzati delle stanze d’ospedale, fatturando su ricettario dell’azienda. Situazione della quale, chiaramente, l’intero comparto medico-ospedaliero auspica una ulteriore proroga.

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