I 40 milioni della norma della Regione ribattezzata come Salva- Messina “spariscono” dal bilancio 2012. Quel bilancio approvato con una vera e propria corsa contro il tempo a poche ore dal cenone di capodanno, proprio perché il commissario straordinario Luigi Croce ne vincolò il via libera all’arrivo di quei 40 milioni. Il passaggio consumato dagli uffici dell’area economico-finanziaria di Palazzo Zanca nei giorni scorsi è squisitamente tecnico ma ha una valenza non indifferente e “suggerisce” che in fondo quanto sostenuto dal ragioniere generale Ferdinando Coglitore in quei concitati giorni di fine dicembre, cioè che il pareggio di bilancio si sarebbe potuto raggiungere anche senza i 40 milioni, non era un assunto campato in aria. Tutto parte dal 21 dicembre scorso. Il commissario Croce, che due giorni prima aveva incontrato il presidente della Regione Crocetta, rispedì al mittente –il ragioniere generale Coglitore – la proposta di bilancio 2012, motivando la scelta con la presenza di uno squilibrio di 2,4 milioni e muovendo il rilievo che l’atto «non sembrerebbe redatto con riferimento agli atti presupposti, ma sulla base delle comunicazioni rese dai dirigenti». Coglitore preparò subito un altra bozza di bilancio, ma anche in questo caso Croce non firmò, rendendo chiaro che avrebbe atteso fino all’ultimo un segnale deciso dalla Regione verso quei 40 milioni promessi da Crocetta. Il segnale sarebbe arrivato il 28 dicembre, con l’approvazione in giunta regionale della norma Salva-Messina, poi avallata – non senza titubanze –dall’Ars. A quel punto ecco il via libera all’inserimento dei 40 milioni nel bilancio, destinando le somme «al finanziamento di debiti fuori bilancio, all’incremento del fondo di svalutazione crediti, al finanziamento di servizi indispensabili per evitare il formarsi di debiti fuori bilancio». Da qui altri provvedimenti a cascata, tutti firmati il 31 dicembre da Croce, attingendo a 26,2 milioni dei 40 totali: 18,9 milioni destinati al fondo svalutazione crediti, 1 milione alle spese legali, 2,4 milioni all’Ato3 e 3,9 milioni all’Atm, tutti a valere, ovviamente, sull’esercizio 2012. Grande entusiasmo, bilancio approvato, Comune salvato, abbracci e sorrisi tra Croce e Crocetta, accolto in pompa magna proprio la mattina del 31 dicembre a Palazzo Zanca. Pochi giorni fa, però, il ragioniere generale Coglitore ed il dirigente al Bilancio Giovanni Di Leo hanno riportato tutti sulla terra, “congelando”, di fatto, quelle somme che in realtà non sono ancora arrivate. «Per accedere al fondo di rotazione (il cosiddetto Salva- Messina, ndc) devono coesistere due condizioni – hanno scritto i due dirigenti –per gli enti che presentino perduranti situazioni di squilibrio finanziario: che abbiano ottenuto l’approvazione del piano di rientro (inviato pochi giorni fa al ministero dell’Interno dopo il sì in consiglio comunale, ndc); che abbiano violato il patto di stabilità interno nel biennio precedente all’anno in cui viene fatta la richiesta di accesso al fondo».Motivi per cui, scrivono Coglitore e De Leo, «l’accesso al fondo resta subordinato al verificarsi di queste condizioni, per cui alla data di chiusura dell’esercizio finanziario 2012 non si può procedere all’accertamento della somma di 40 milioni». Il passaggio conclusivo: «Occorre eliminare con il verbale di chiusura dell’esercizio finanziario 2012 la somma di 40 milioni nonché le seguenti spese collegate, per le quali era stato assunto un impegno di spesa provvisorio condizionato». Quindi, dal bilancio 2012, spariscono i 40 milioni, spariscono, tra l’altro, 3,9 milioni per l’Atm e 2,4 milioni per l’Ato3. Chissà, forse quell’angosciante tour de force di fine anno avrebbero potuto anche risparmiarcelo.
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