Dopo i disservizi che i messinesi hanno dovuto sopportare tra sabato e lunedì, con intere zone senz’acqua anche fino a ieri, solo accennare ad un aumento delle tariffe del servizio idrico provoca un certo imbarazzo. Ma la stangata, perché di questo si tratta, è dietro l’angolo e non si può sottacere. Le tariffe aumenteranno (almeno del 30 per cento), per il semplice motivo che il contratto di servizio che regolerà da adesso in poi i rapporti tra il Comune e l’Amam – una volta approvato dal consiglio comunale – prevede un canone annuo di 15 milioni di euro. Dove prenderà l’Amam questi soldi? Facile, dalle tasche dei cittadini. Facile immaginare, dunque, il tenore dei dibattiti che si terranno in questi giorni in consiglio comunale, dove già oggi tornerà la delibera con il contratto di servizio, appunto, varato dal commissario Luigi Croce e dai suoi esperti. Non è un caso se in occasione della discussione sul piano decennale di riequilibrio finanziario, gran parte della seduta sia stata dedicata proprio al caso Amam. Primo, perché per nessun politico è semplice il compito di mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Tant’è che più di un consigliere ha già alzato la voce rispetto al paventato aumento delle tariffe. Secondo, perché una volta approvato il piano di riequilibrio, il Consiglio ha in qualche modo le “mani legate” anche sul contratto di servizio Comune- Amam, in quanto il 30 per cento delle entrate ipotizzate nel piano decennale deriva proprio dagli introiti previsti dal contratto con la società di Ritiro. Già in quella sede era stato sollevato il dubbio sull’opportunità di votare prima il contratto di servizio e solo dopo il piano finanziario. Poi l’urgenza di trasmettere il Piano al ministero dell’Interno entro i termini indifferibili fissati dal decreto “Salva Comuni” ha prevalso, rinviando il nodo Amam anche per l’assenza del parere dei revisori dei conti (che ancora non c’è). Tutto ruota, dunque, al canone che l’Amam dovrà versare annualmente per i primi dieci anni del rapporto che si instaurerà col contratto di servizio, 15 milioni «per i beni struementali e non direttamente strumentali affidati in concessione». In un primo momento i beni non erano stati quantificati, ma nei giorni scorsi Croce ha preparato un maxi-emendamento alla delibera, trasmesso ieri ai consiglieri comunali, col quale, tra l’altro, è stato aggiunto proprio l’elenco dei beni consegnati all’Amam: tutta la rete fognaria e degli acquedotti, ovviamente, oltre a 32 fontane, 19 lavatori, 19 case cantoniere, quattro locali ex Amam e l’attuale sede di Ritiro. «La corresponsione dell’importo di cui sopra (i 15 milioni, ndc) – viene ribadito nell’emendamento – è correlato all’incremento delle tariffe che determineranno per l’Amam un corrispondente incremento dei ricavi». E a proposito delle tariffe, sempre nel maxi-emendamento viene specificato che esse costituiscono «il corrispettivo della gestione del servizio idrico integrato» e vengono determinate «tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere e in modo che sia assicurata, comunque, la copertura integrale di tutti i costi». E altra aggiunta: «Al fine di fare fronte a tutti i costi che l’Amam dovrà sostenere, le parti convengono che a partire dal giorno 1. gennaio 2013 le tariffe allo stato praticate siano aumentate, previa approvazione degli organi comunali». Insomma, il cerino rimarrà in mano al Consiglio, dove c’è chi (come Ticonosco) fa presente che più volte il Tar ha riconosciuto le ragioni dei consumatori contro l’aumento delle tariffe relative ad un bene pubblico primario come l’acqua. Il tutto arriva nei giorni in cui monta la rabbia dei messinesi. Di chi è stato chiamato dalle scuole per andare a prendere i propri bambini perché mancava l’acqua (il terzo mondo è qui, verrebbe da dire...). Di chi fino a ieri era a secco, come un cittadino che ha inviato una lettera-esposto alla Procura, lamentando il fatto che in contrada Macchia, a Zafferia, fino a ieri non c’era acqua, senza che nessuno si degnasse di dare informazioni in merito. Oltre il danno, bisogna prepararsi pure alla beffa.
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