Messina dunque si salva per il rotto la cuffia ed evita il dissesto finanziario. La città l’ha scampata bella perché se davvero il dissesto non sarebbe stata la cosa più grave che potesse capitare sicuramente avrebbe chiamato i cittadini, come al solito quelli meno abbienti, a nuovi sacrifici ed a rinunciare ad alcuni servizi importanti che il Comune non avrebbe più potuto erogare.
La scialuppa di salvataggio è giunta da Roma dove ieri alla Camera è stata votata la fiducia al decreto 174, il cosiddetto decreto salva comuni,ed oggi si è votato per convertirlo in legge. Messina e gli altri Comuni che si trovano nelle sue stesse condizioni di criticità potranno contare su un aiuto concreto che non risolverà tutti i problemi con un colpo di bacchetta magica. Tuttavia la legge consentirà di ottenere le anticipazioni dal fondo di rotazione degli enti locali e di restituire le risorse entro dieci anni. Non solo ma Palazzo Zanca potrà concordare un piano triennale di rientro con i creditori. Considerando che ad ogni Comune sull’orlo del dissesto arriverà un contributo di 300 euro per ogni abitante a Messina dovrebbero essere assegnati poco più di 70 milioni di euro. Naturalmente dopo l’approvazione di oggi il Comune sarà chiamato ad una serie di adempimenti come l’approvazione del bilancio di previsione, l’avvio delle procedure di riequilibrio ed un piano di misure che dovrà essere presentato entro due mesi. Fra queste la riduzione delle spese per il personale e la riduzione almeno del 10% del costo per prestazione di servizi, ma entro tre anni, e del 25% delle spese per trasferimenti. Alienazione dei beni patrimoniali disponibili e niente più indebitamenti.
Sono le lacrime e sangue che il commissario Croce aveva annunciato poco dopo il suo insediamento ma l’approvazione del decreto salva comuni apre spiragli che solo pochi giorni fa sembravano impensabili.
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