Non è ancora detta l’ultima parola sul dissesto finanziario del Comune. Dopo le dichiarazioni poco ottimistiche del ragioniere generale Ferdinando Coglitore, secondo cui Palazzo Zanca non è in grado di rispettare il termine di 30 giorni assegnato dalla Corte dei Conti entro cui il Comune dovrebbe adottare le misure correttive per evitare il
dissesto, prende sempre più corpo un’ipotesi che muterebbe del tutto lo scenario. Ipotesi secondo cui la Corte dei Conti non avrebbe i poteri per dare ultimatum al Comune. Una possibilità che diverrebbe certezza qualora la Corte Costituzionale dovesse accogliere il ricorso che le Regioni e le Province autonome e a statuto speciale hanno presentato contro la norma che, tra l’altro, assegna alla Corte dei Conti questi poteri di controllo (compreso l’iter che porta al dissesto finanziario). Proprio in virtù di questo ricorso, che verrà discusso a marzo, il Tar ha dato ragione, nelle scorse settimane, al Comune di Messina, facendo sì che venissero restituiti a Palazzo Zanca i 7 milioni di euro di sanzione per lo sforamento del Patto di stabilità. Ecco perché comincia a circolare una certa fiducia nei corridoi comunali. Senza contare che il decreto salva-comuni,
che dovrà essere convertito in legge entro il 9 dicembre, regalerebbe al Comune altri 90 giorni di tempo.
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