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Patteggia Carmelo Santalco
A giudizio il padre Benito

Hanno scelto strade processuali diverse ieri mattina nel nodo cruciale dell’udienza preliminare i due politici Benito e Carmelo Santalco, padre e figlio, coinvolti con risvolti penali diversi nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione del patronato Easa,l’Ente assistenza sociale per gli artigiani.
L’ex assessore comunale in quota Udc alla Statistica e anagrafe Carmelo Santalco, ha scelto di patteggiare la pena di un anno e 2 mesi di reclusione, mentre il padre, Benito, ha optato per il rito ordinario, ed è stato rinviato a giudizio al 26 settembre prossimo, davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale.
È questa una clamorosa inchiesta arrivata al primo vaglio processuale, che “deflagrò” nel dicembre dello scorso anno, e la condusse il sostituto procuratore Stefano Ammendola, che lavorò insieme ai carabinieri della Sezione di Pg.
Le posizioni dei due politici, che sono stati assistiti dall’avvocato Nino Favazzo, sul piano delle accuse erano comunque differenziate.
L’ex assessore comunale Carmelo Santalco rispondeva di peculato poiché secondo l’accusa avrebbe utilizzato il telefono di servizio del suo assessorato comunale per fare telefonate private, per un totale di circa 450 euro. Secondo quanto emerso nelcorso delle indagini, Benito Santalco, dal 2001 e sino al 2006, quando era presidente dell’Easa, avrebbe minacciato un dipendente  costringendolo a versare mensilmente un importo di 500 mila lire e poi di 258 euro a una persona che lavorava in assenza di regolare contratto sia al Patronato sia in una ditta riconducibile a un congiunto.

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