«Il nostro Rifugio ha l’accesso garantito da una strada di proprietà comunale. Che il Comune, però, ad oggi, non ha ancora provveduto a mettere in sicurezza, nonostante le denunce alla Procura di Reggio Calabria. Siamo senza acqua. Nonostante la struttura sia in regola anche con i versamenti delle somme per le urbanizzazioni, primarie e secondarie». Adesso c’è bisogno di un pozzo e di acqua per “Overland”, il “Rifugio Sant’Eustochia” di Larderia che si fonda sugli insegnamenti di S. Annibale Maria Di Francia, la cui mission era l’attenzione verso i derelitti del quartiere Avignone. E che sulla stessa scia aiuta chi vive le difficoltà del carcere e della tossicodipendenza. «Siamo un ente che opera nel pieno volontariato, – ha detto Antonino Mandia, rappresentante legale di “Overland”, – e facciamo tutto questo non per scopo di lucro, ma perché ci crediamo fortemente. L’ultima idea nasce dal bisogno di acqua, che rappresenta vita, dignità e soddisfazione. E senza di essa non esisterebbe nulla. E la raccolta fondi è lo strumento operativo, ma anche il veicolo per avvicinare la gente ad un’opera di grande importanza sociale, abbattendo quelle barriere del pregiudizio verso chi ha sbagliato». In queste ore, per sensibilizzare l’opinione pubblica, è arrivato anche un video dal grande impatto emotivo, dove oltre ai volti e alle storie dei detenuti, risuonano queste parole: “Il povero, a volte, non vede. Perché l’ignoranza e il disagio limitano la sua visuale. Mentre il ricco, troppe volte, non guarda. Perché non sente il bisogno di guardare”. E il video si chiude con Donatela Hodo dietro le sbarre, la ventisettenne di origini albanesi, morta suicida in carcere, a Verona, lo scorso 2 agosto, inalando il gas di un fornelletto: «Il video, per metà spot e per metà opera di denuncia sociale, – precisa Mandia –, vuole attirare l’attenzione sulla missione di “Overland”: il recupero ed il reinserimento sociale. E nel video, appunto, si vedono un detenuto, un ex tossicodipendente, un animale maltrattato e una ragazza, i cui sogni sono stati infranti, che non ha mai imparato a correre a causa dei pregiudizi. Ma che poi, in “Overland”, insieme, hanno riscoperto la loro forza, la loro dignità. Con il sacrificio e il duro lavoro». E Mandia non nega che questa bella realtà, purtroppo, rischia fortemente di essere cancellata: «Il rischio di scomparire ci fa paura. Tanta paura. Riceviamo, – conclude – giornalmente, richieste di aiuto e supporto, anche da fuori regione e da tante altre parti d’Italia. Ragazzi che si trovano in Veneto, in Piemonte, in Lombardia. E non solo. Molti garanti per i diritti dei detenuti, ma soprattutto anche gli utenti stessi, ci chiedono di andare avanti, di continuare la nostra opera e di continuare a garantire un futuro a chi lo ha perso. Ma abbiamo un bisogno reale, senza il quale non possiamo andare avanti. L’acqua. Abbiamo bisogno di acqua». Per supportare la causa, servono 50 mila euro. E si può contribuire tramite la piattaforma “Eppela” o contattando direttamente “Overland”.