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La pugilessa messinese Floriana, sul ring la gioia della promessa di matrimonio

L'esistenza poteva scorrere sempre uguale. Con una normalità priva di sussulti a cui si abituano in troppi. Ma lei, Floriana Tringali, ventottenne pugilessa messinese, ha capito sin da bambina che la vita l'avrebbe messa davanti ad un bivio: poteva dare ascolto a chi le ripeteva stancamente che non avrebbe potuto combinare nulla e che qualsiasi sport in fondo sarebbe stato sbagliato, o dimostrare a tutti, con i fatti, che "volere è potere". Filosofia motivazionale che la “million dollar baby” dello Stretto, amante del capolavoro cinematografico firmato da Clint Eastwood, applica anche fuori dal ring. «Sono nata a Messina - ha raccontato Floriana - ma quando frequentavo le scuole elementari mi sono trasferita con tutta la mia famiglia a Torino. Non è stato facile per me ambientarmi. La classe era già formata e purtroppo pioveva qualche pregiudizio sul Sud, considerato sempre un po' retrogrado». In Piemonte la giovane ha cominciato a praticare varie discipline sportive, fino a quando ha capito ciò che la faceva sentire davvero viva: «Ho iniziato con la ginnastica ritmica, e proseguito poi per un po' di anni con la pallavolo. A 17 anni ho cominciato a frequentare due volte alla settimana un corso di pugilato, ma a dire il vero non pensavo che avrei potuto raggiungere traguardi importanti perché ero molto magra e non sembravo proprio all'altezza».

Floriana, però, imparava subito, e nonostante i pregiudizi e l'ostilità dei genitori, incoraggiata anche da un altro maestro che l'ha notata durante un'esibizione, ha cominciato con la “light box”, che a differenza della boxe ha contatti controllati. Questa disciplina, tuttavia, le calzava stretta, e da qui, maturata senza tentennamenti la decisione di spingersi oltre, approcciandosi prima alla “kick boxing” e poi alla boxe, è arrivata a 18 anni a fare i primi incontri: «Inizialmente sorridevo per quello che stavo facendo e ascoltavo i vari commenti non proprio incoraggianti, ma nemmeno il mio ritorno in patria ha frenato il desiderio di allenarmi, così una volta tornata a Messina, dove sono andata a vivere a casa di nonna, ho cominciato a cercare un luogo dove potevo riprendere. E così ho conosciuto il maestro Alfredo Natoli, campione internazionale che da poco aveva appeso i guantoni al chiodo, e con lui abbiamo iniziato uno splendido percorso e raggiunto grandi soddisfazioni come la vincita del titolo nazionale, arrivato dopo vari tentativi nel 2017, e successivamente del “guanto d'oro”». E quella palestra è diventata la seconda casa della “leonessa” dai tratti gentili, che tra un allenamento e l'altro ha conosciuto colui che sarebbe diventato il suo compagno di vita, il pugile Peppe La Vecchia, che inizialmente non le dava nemmeno troppa importanza perché aveva preso un po' sottogamba la tenacia della giovane che in realtà indossava quei guantoni perché davvero motivata: «Con mio marito ci siamo conosciuti nel 2013 mentre condividevamo le stesse passioni. E proprio sul ring, dopo un mio incontro, mi ha fatto la proposta di matrimonio. Dal nostro amore è nato nostro figlio Marco, la nostra mascotte, che ci segue sempre, e che speriamo un giorno possa non necessariamente ripercorrere le nostre stesse orme, perché questo non possiamo saperlo, ma che trovi uno sport che lo aiuti a “crescere pienamente” e ad allargare i suoi orizzonti».

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Messina

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