«Un altro grazie non può che andare a voi, alla mia famiglia... grazie per aver creduto sempre in me, per esserci sempre stati anche nei momenti difficili e soprattutto grazie per darmi sempre tanto amore. Che bello avervi qui in questo giorno cosí importante. Vi amo».
È cominciata così, con una foto su Instagram e una frase dedicata alla sua famiglia, la prima giornata del messinese Alberto Urso al Festival di Sanremo. Quella del debutto per il giovanissimo tenore che dopo aver vinto “Amici” adesso ci prova con il palco dell’Ariston, dove peraltro – secondo i boomaker – è tra i favoriti. Ha emozionato con la sua voce, con un’orchestra che ha esaltato le sue qualità e la canzone.
«Ho dedicato la mia canzone alla vera donna della mia vita: mia nonna Rosetta. Ovunque mi trovi ho un punto di riferimento e quel punto è mia nonna, che è la mia salvezza, la mia casa. Poi ciascuno può dedicarla a chi ama, l’amore è un sentimento universale che include e non esclude. Mia nonna Rosetta è stato il faro della mia vita – continua – , il mio angelo custode. Lei mi ha incitato a cantare, quando ero piccolo mi cantava le arie liriche. Di “Turandot”, o “Una furtiva lagrima” da “L'elisir d’amore” di Donizetti. L’opera era nelle mie vene e nel mio cuore».
Urso racconta anche come ha scoperto di avere una voce adatta alla sua passione per la lirica. «Ho lanciato un acuto sotto la doccia e mio padre è corso subito a vedere: è stata un’illuminazione. Poi lui ha organizzato un concerto a Lipari e io, alla fine della serata, ho imitato il tenore che si era esibito. Da lì è iniziato tutto: ho studiato in Conservatorio, sono diplomato in canto lirico, ho studiato pianoforte jazz».
E su come sta vivendo la pressione del successo che gli è piombato addosso dopo la vittoria nella scorsa edizione di "Amici" di Maria De Filippi risponde con le sue emozioni:
«Quando avevo 12 anni partecipai a “Ti lascio una canzone” e fui travolto da quella botta di popolarità, quindi so come funziona, so che in un momento sei tanto conosciuto, ma il momento seguente puoi cadere e quindi ho imparato a tenere i piedi per terra».
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