"Cari 'leoni da tastiera', io non ci sto". Inizia così la diretta del sindaco Cateno De Luca, che oggi ripercorre tutti i passaggi dell'emergenza Coronavirus a Messina. Nel mirino di De Luca ci sono, come sempre, sia il premier Conte che il governatore siciliano Musumeci: "Adesso alcuni mi accusano di essere passato dall'essere uno "sceriffo" a un sindaco che vuole riaprire tutto. Credetemi, registrare suicidi legati alla disperazione economica, è qualcosa che ci deve fare riflettere". "Ci siamo curati di mettere le pezze alle omissioni degli altri - ribadisce De Luca - Voi al posto mio che avreste fatto? Ci sono autonomi, partite Iva, imprese etc... che stanno facendo la fame". De Luca prende in mano la chiave simbolica dei commercianti di Messina mettendo sotto accusa l'ultimo Dpcm del Governo: "Perché un calzolaio, che lavorava da solo, non può riaprire? Perché l'artigiano, che caratterizza il nostro tessuto economico, non può sapere quando riapre?". "Io sono stato in giro, io mi sono occupato della 'Casa d'incanto'. C'ero io ad occuparmi di queste tragedie. Mi avete preso per sceriffo, ma cosa dovevo fare? - urla il sindaco messinese - Non posso applaudire al lavoro di Conte. Noi siamo orgogliosi di quello che ha fatto Messina, il coraggio non si compra al supermercato". "Non l'avete capito che noi non valiamo nulla nel pil dell'Italia? La scelta il Governo l'aveva fatta: carne di porco per noi. Ma noi pesiamo, abbiamo la testa per farci valere. Nei prossimi giorni presenteremo l'App che ci consentirà di riaprire le nostre attività". "Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ora ci siamo rotte le balle! Noi a Messina ripartiamo senza se e senza ma! Chi vuol riprendere a vivere pur in regime di “libertà autovigilata” ci segua! Ringrazio il comitato spontaneo risorgiamo Messina - Risorgiamo Italia che mi ha consegnato le chiavi di tutto il mondo delle partite Iva ormai al collasso ed a rischio estinzione".