Una storia relativamente breve, decisamente densa. Un suono grezzo ("che non vuol dire non rifinito, è un grezzo ragionato") in un tempo lesto e lieve, urgente e incisivo, un moto perpetuo, come se qualcuno correndoti accanto ti trascinasse con sé. Sono i The Whistling Heads, sono in quattro, tutti messinesi. Alberto è il frontman con la chitarra, chitarra anche in braccio a Santino, Ziffo sta alla batteria, Sam suona il basso. Stanno insieme da un triennio, contano di non separarsi mai. Succede quando una band trova la propria leva, quel punto d'appoggio che può sollevare il mondo.
Il fulcro è nella visione comune di una musica "reale, scritta su quello che vediamo e sentiamo, che fotografa istanti mentre punta all'evoluzione". Se cambierà col passare del tempo? "Se non cambiasse significherebbe che qualcosa è andato storto!". Loro compongono insieme, si parte da dove capita, "magari un riff che ti passeggia in testa, poi il confronto, le aggiustatine, il perfezionamento... così viene fuori il pezzo". Rigorosamente in inglese, che poi è "la lingua in cui pensiamo".
L'ultimo singolo, Teenage Cliché, parla alla stessa generazione di cui canta. Per sdoganare e ironizzare, per sottolineare e scappare. "Due minuti che si appiccicano come una gomma da masticare sotto al banco, breve e insaziabile come l'intervallo che vorresti non finisse mai". È accompagnato da un videoclip realizzato grazie alla collaborazione col liceo Seguenza (indirizzo Artistico, Audiovisivo e Multimediale) che l'ha prodotto, è stato presentato al Palacultura.
Teenage Cliché (fuori il 14 marzo) anticipa un disco in dieci tracce (l'uscita è prevista per settembre). Già il titolo, Dull Boy (ragazzo noioso) racconta di un progetto che sa d'indagine in quel mondo al quale pure Alberto, Ziffo, Sam e Santino appartengono. Quello delle aspettative spesso disattese, nel nome della libertà di fare come di non fare, di farlo bene o sbagliare.
C'è un posto a Messina, che più che un luogo è una dimensione. Al Retronouveau i The Whistling Heads sono di casa e proprio in quella tana storica della musica "strettese" qualcuno li ha notati e agganciati. Che poi è la stessa etichetta indie che ha curato il singolo e l'intero album, la romana DisastersByChoice. "Avere accanto professionisti fa differenza, i buoni consigli quando non sono condizionamenti, anche la visione esterna di chi ti ascolta da fuori aggiunge qualità".
Soprattutto in un percorso che procede per tasselli, che mira ad un obiettivo e lo costruisce pezzo per pezzo. Tant'è che era pure arrivata una proposta di partecipazione ad X Factor, ma no. "Talent mai, sono fuori dalla nostra filosofia, sono troppo spesso illusori, propongono un modello lontanissimo dal nostro".
Qualche giorno fa a Palermo, poi data a Roma. Sempre in circolo, come la loro musica.
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