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Da Messina quei "Cuori Selvaggi" lanciati oltre il rock

"Cuori selvaggi" è ispirazione e manifesto. Perchè l'idea di chiamarsi così l'ha suscitata il vecchio cult di Linch "Wild at Heart" ("e non quella telenovela messicana degli anni '90, chiariamolo subito") e pure perchè metterci il cuore e lasciarlo restare selvaggio, a venti come a cinquant'anni, è già una dichiarazione d'intenti.

Per Giuseppe Scarcella (voce e penna del gruppo), Peppe Pullia (batteria), Domenico Rossi (basso) e Cristiano Longobardo (chitarre) è andata così, che si sono incontrati in quella Messina di tre decenni fa, "in quella città che era fucina e palestra, che fermentava di musica e voglia di suonarla dal vivo, che se non avevi pezzi tuoi non c'era posto... ma se invece sì, la scena era tua e lo spazio c'era per tutti".

Poi gli anni sono passati, il tentativo di vivere di musica non è andato esattamente a buon fine (per Peppe sì, che oltre a insegnare si muove tra varie produzioni e musical), i "Cuori selvaggi" si sono allontanati ("ma solo geograficamente, Cristiano e Domenico ora vivono in centro Italia"), si sono sospesi, in un'attesa che se è stata mancanza non è mai degenerata nell'assenza. E quel progetto di giovani che sembrava non aver sfondato in realtà è rimasto lì a scavare, a creare solchi grandi come canali in piena, sfociati in un nuovo piano.

Serviva "battere un colpo", batterlo forte, energico e insieme sottile, internazionale e siciliano ("talvolta può pure essere un deterrente questa nostra lingua, ma per noi è un fatto di cultura, da sdoganare rispetto al cliché che ci vuole tutti folkloristici o popolari, da mettere in bocca a quel popolo del mondo che in questa Isola è venuto a cercare casa e l'ha trovata"). Serviva cantarlo e suonarlo ad un livello alto per raccontarlo. Era necessario ordinarlo, come in una vetrina, esporlo per dare ora un'indicazione di quello che sarà poi.

Ecco "Manna", un ep registrato interamente da remoto, quattro pezzi (oltre alla traccia che dà il titolo al disco c'è "Ambedue", "A figghia du pasturi" - con la partecipazione straordinaria all'organo di Dino Scuderi, ex De Novo e già direttore artistico di Jesus Christ Superstar - e "Vivide Immagini") che da dicembre scorso (a 23 anni di distanza da "Dalla parte del cielo") circola in ogni piattaforma ("anche le radio nazionali se ne sono accorte"), pronto a creare cerchi che t'imprigionano in un suono che è oltre il rock. E' stato d'animo, contaminazione di menti e di sensi ("anche quelli postumi, che li capisci solo dopo averli espressi, che li consegni così che ogni ascoltatore rintracci il proprio"), l'idea chiara di quello che si è quando si rimane fedeli a se stessi. E' "come quando passi lo Stretto ed è come se attraversassi un portale temporale, come se ingoiassi una boccata d'aria, quale che sia il senso di marcia".

Che non significa non evolvere, piuttosto fare del tempo un alleato del frutto fresco ma maturo ("vecchio no, passato mai"). Per riproporsi chiari e senza sconti, per "pretendere il giusto riconoscimento senza mercanteggiare sull'identità né sulla qualità". Nel mezzo del cammino della loro vita sono ancora più le prospettive dei bilanci, più sogni che ricordi. Quello che sarà i loro cuori selvaggi lo aspettano costruendolo, le date arriveranno e il loro live sarà vivo come sempre. O più che mai.

 

 

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