Semplicemente, il concerto dell’anno. Quello sold out da moltissimo tempo, quello che generazioni diverse non vogliono, non possono, perdersi per motivi opposti e coincidenti: c’è un mondo intero, dentro, un pezzo - abbondante - e della storia della musica italiana, e in particolare della canzone d’autore. L’inventarono praticamente loro, negli anni Settanta, la canzone d’autore. E hanno continuato a inventare, a trasformarsi, ad accompagnarci fino a oggi. Anzi, qui fino a domani, prima delle due date taorminesi del concerto di Antonello Venditti & Francesco De Gregori. Due leggende della musica. Due leggende che hanno avuto un curioso modo di incrociarsi e poi separarsi per incontrarsi di nuovo, quest’anno, sui palcoscenici di tutt’Italia. Avevano cominciato a vent’anni («e vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più...», dice Bufalo Bill nella sua immortale canzone, dall’album omonimo del 1976, il quinto di De Gregori, che dovrebbe essere tra quelle in scaletta) collaborando durante un viaggio in Ungheria (che allora era, letteralmente, “l’altro mondo”), fino all’esordio discografico comune nel 1972 con “Theorius Campus”. Fra le tracce, «Roma Capoccia», uno dei successi più durevoli e assoluti di Venditti, e «Signora Aquilone» di De Gregori: era cominciato per ciascuno di loro un percorso che è stato il percorso di una intera generazione, anzi più d’una.