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I 450 anni di Caravaggio e quel tributo che... non c'è VIDEO

Un professore del liceo artistico, nelle stanze del Museo, ha impersonato un Caravaggio arrabbiato perchè Messina, a differenza di tante altre città, non gli ha mai dato il lustro che merita. 

Che il Comune, in occasione dei 450 anni dalla nascita di Caravaggio, abbia acquistato e pagato i biglietti per andare a visitare il Mume di Messina dal 30 settembre al 5 ottobre rappresenta un'iniziativa più che apprezzabile. Che lo abbia dovuto fare per "svelare" ai messinesi che il museo della città ospita due delle opere più famose del Merisi e che Messina stessa è nel circuito delle città Caravaggesche, diciamocelo, è veramente triste.

Eppure è così, anche perché non c'è un'insegna, un cartellone, una via, una statua, un murales che racconti a chi abita o visita la città che Caravaggio è stato a Messina. Anzi, che Messina è stata una delle ultime tappe della vita di Michelangelo Merisi.

Se quei biglietti fossero stati riservati a turisti e visitatori allora sì che probabilmente i 450 anni di Caravaggio, a Messina, avrebbero realmente rappresentato quello che dovevano: un motivo per visitare la città e magari decidere di soggiornare per qualche notte a scoprire le bellezze di Capo Peloro, dei Colli Sarrizzo, la Basilica cattedrale o la chiesa di Santa Maria Alemanna.

Si dirà: meglio di niente, infondo nessuno lo aveva fatto prima. Già. Ma una riflessione è dovuta, più che altro per non far sì che fra 50 anni, i 500 anni di Caravaggio a Messina si continuino a "celebrare" spiegando ai messinesi lo stesso messaggio che si tenta di far passare oggi. Da queste posizioni parte anche la "performance-protesta" di un professore d'arte del liceo "Basile", Fabio Di Bella, lo stesso che, per intenderci, ha "sollecitato" Red Ronnie ad andare a visitare il Museo perché nessuno sa che ci sono due Caravaggio a Messina ("motivo" poi declamato - usato - sui social a difesa delle polemiche piovute sul critico musicale, ma anche sul sindaco De Luca).

Con un gruppo di studenti, per ribadire che il "passaggio" di Caravaggio a Messina merita più che una "lezione" di conoscenza e amore per l'arte e per la cultura ai messinesi o, semplicemente, la possibilità di andare a vedere il museo gratis, nelle stanze del MuMe, davanti alla "Resurrezione di Lazzaro" e "L'adorazione dei pastori", il professore Di Bella ha impersonato un Caravaggio arrabbiato perché Messina, a differenza di tante altre città, non gli ha mai dato il lustro che merita. 

E anche in quest'occasione, al netto - se vogliamo - dei biglietti al museo, sembra ci si sia limitati davvero a poco. Non un'insegna, non un cartellone, non una via, non una statua, non un murales. Ripetiamo. Niente di niente. Eppure c'è chi lo aveva proposto - proprio come il professore Di Bella - di intitolare almeno una via al Merisi e, magari coinvolgere, le nuove generazioni, i tanto bravi studenti del "Basile" o gli artisti della città, nel realizzare qualcosa in onore di Caravaggio. Richieste protocollate e rimaste a marcire nei cassetti. O peggio ancora, accantonate per chissà quale motivo.

Anche nella performance al Museo c'è una "lezione",  ma che pensa al futuro, che esce dal "cittadinismo" e guarda più in grande. Perché, infondo, Messina e i messinesi potrebbero permettersi, dovrebbero ambire a qualcosa in più, solo che  non succede quasi mai. E così davanti ai due Caravaggio sono arrivati gli applausi.

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