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Messina, dalla malavita alla redenzione. Pietro: "Io, senzatetto perché voglio cambiare"

Dalla criminalità organizzata alla preghiera. Dai soldi facili che "puzzano" di droga al chiedere aiuto per trovare un lavoro "pulito". Dalle cosche al diventare un senzatetto, per una scelta convinta, perchè si vuole una vita vera.

Dalla criminalità organizzata alla preghiera. Dai soldi facili che "puzzano" di droga al chiedere aiuto per trovare un lavoro "pulito". Dalle cosche al diventare un senzatetto, per una scelta convinta, perchè si vuole una vita vera.

La "redenzione" di Pietro - lo chiameremo così - è cominciata in carcere e si è concretizzata quando, una volta tornato libero, ha deciso di non fare ritorno a casa, in un ambiente dove era cresciuto a pane e spaccio.

"Avevo 14 anni - racconta - e, come ogni ragazzino attratto dalle cose facili, mi sono ritrovato in un vortice che mi ha risucchiato e dal quale non sono più stato capace di uscire. Oggi ho 38 anni e, dopo una lunga carcerazione durata 10 anni, sono di nuovo un uomo libero... Uscendo ho trovato un mondo diverso, ma forse solo perchè sono io che sono diverso...".

Pietro ha scelto di fare il senzatetto a Messina per allontanarsi da una realtà tossica, per darsi una chance, per cercare un futuro dove nessuno lo continua a considerare solo per quello che era, un giovane legato alla malavita.

"Quella vita - continua - l'ho fatta per tanto tempo, adesso ne voglio una vera... Per fare questo ho rinunciato a quello che ero e mi sono fermato a Messina, sono un senzatetto per poter ripartire e potermi riscattare, per cercare un lavoro che mi gratifichi come uomo".

Pietro ci sta provando, aveva già iniziato a provarci sin da quando si è ritrovato in una cella con le ore e i giorni che passavano tutti uguali e senza domani. "Sostanzialmente in carcere non si fa nulla, e quando si esce fuori ci si ritrova a partire da zero, io - spiega - invece ho cercato di impegnare il tempo in modo costruttivo per avere almeno una scelta quando sarei uscito, per dirmi ok, ho fatto questo una vita, ma adesso so fare qualcos'altro".

Non è così facile, però... "La situazione fuori è complicata - continua a raccontare - perchè quando sono uscito, anche se sono un cuoco, ho cercato lavoro persino come lavapiatti, ma nessuno ti da una possibilità e io, invece, ho bisogno di aiuto". Per cancellare un passato pesante, per poter dimostrare che è cambiato.

Oggi Pietro è ospite di una casa di accoglienza cittadina ed ha trovato nel frate che regge la piccola cappella della stazione centrale, Giuseppe Maggiore, un punto di riferimento, un supporto, un amico a cui affidare le sue piccole grandi speranze.

"Io - dice - pur di poter rinascere, mi accontento anche di fare il lavapiatti".

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