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Messina, quattro case e sotto una "bomba". A Camaro il calvario di Gina: "Non si può vivere così" VIDEO

Quattro case e sotto una "bomba": la condotta idrica. Una bambina, arrivata in una stalla a 40 giorni e diventata nonna in baracca. Gina non ce la fa più, neanche a piatire. Adesso quando piove fugge via: di acqua tra quelle mura ne ha presa tanta... Da piccola la penicillina era l'unico rimedio all'umidità.

Vive in una viuzza nel quartiere di San Luigi a Camaro: ci sono quattro case, tutte costruite sopra un tubo della condotta che da anni ormai fa le bizze. "Vivete con sotto una bomba" gli ripetono i tecnici dell'Amam, i vigili del fuoco, la protezione civile e la polizia municipale ogni volta che succede qualcosa.

E "Vengono solo se succede qualcosa - dice Gina - in 46 anni ho cercato di sistemare al meglio questa baracca, tutto da sola, contro i topi, la muffa, la montagna che bussa alla porta e la condotta, no, contro queste cose non ci posso fare niente".

Ha pitturato, ha comprato mobili, la tiene pulita. "Una stanza - racconta - quella dove dormiva mia figlia è stata dichiarata inagibile, nella camera da letto e nel bagno è saltato il pavimento, ci piove dal tetto e l'acqua viene fuori anche dal terreno, ditemi se così si può vivere".

Un anno fa aveva presentato al Comune la pratica per l'inserimento in emergenza abitativa. E ha atteso.

Ma l'inverno è alle porte e nei primi giorni di settembre la condotta è tornata a fare i capricci, dopo una perdita molto copiosa già registrata nel 2009: in quella casa non si può stare hanno ribadito tutti i tecnici.

E così a Gina è stato offerto di dormire a "Casa Serena", ma ha rifiutato. "Ho preferito stare da mia suocera" ci spiega.

"Due settimane fa - continua a raccontare - mi avevano detto che c'era qualche spiraglio per una casa, poi non si sono fatti più sentire e quando li ho richiamati mi hanno detto che per l'emergenza abitativa devo fare un percorso con l'assistente sociale, ma perché non me lo dicevano un anno fa?".

Qualcuno le ha anche detto che vivere in baracca, infondo, è una scelta. "Non è una scelta nascere in una famiglia povera" si difende. E oggi chiede alle istituzioni una cosa sola: "Provate a vivere in baracca un mese, quando piove, provateci, facciamo a cambio, e poi ditemi se questa è vita".

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