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Lipari, i fratelli Biviano chiedono aiuto. E Sandro brucia la bolletta

“Voi sapete benissimo in che condizioni viviamo ma sembra che questo non basti e dobbiamo essere anche umiliati", scrivono nella lettera-appello alle istituzioni

"Il 4 aprile alla scadenza non pagheremo la bolletta dell’energia elettrica ma non perché non vogliamo farlo ma perché siamo impossibilitati". Lo evidenzia Sandro Biviano, facendosi portavoce anche dei suoi tre fratelli, come lui portatori di handicap grave e che vivono in un’altra abitazione con la mamma: lo fa mentre brucia la sua bolletta in scadenza. Rivolgendosi, poi, attraverso una lettera aperta, alle istituzioni, ad ogni livello, rimarca: “Voi sapete benissimo in che condizioni viviamo ma sembra che questo non basti e dobbiamo essere anche umiliati, a tal punto, che dobbiamo scegliere se pagare la luce o comprarci il necessario per vivere. Questo lo interpretiamo come una forma di eutanasia istituzionale silenziosa, se riterrete opportuno staccare la “spina”, o ridurre l’erogazione a 1 kwh, fate pure. Sarete altrettanto consapevoli tutti che state effettuando l’eutanasia su una famiglia di malati gravissimi e macchina dipendenti. Non chiediamo aiuti economici a nessun cittadino, vogliamo pagare, ma voi, istituzioni, dovete far ridimensionare questi rincari. Chiediamo, urgentemente di creare un bonus per chi come noi si trova in difficoltà".

"Ci sono persone come noi o più gravi – continua Sandro Biviano - che vivono attaccate alla luce h24, adoperando macchine vitali che vanno dall’aspiratore, alla macchina della tosse, la NIV, saturimetro, inclusi tutti gli ausili. La nostra circolazione del sangue non può mai essere paragonata a un normodotato e abbiamo fortemente necessità di fonti di calore.
Noi siamo quattro ad aver bisogno della carrozzina elettrica: dobbiamo finire per decidere chi può spostarsi e chi no? Chi può alzarsi dal letto e chi no? Finiremo per dover decidere anche chi può respirare e chi no? Mi rivolgo a voi ministri e assessori per aiutare noi e tutte le famiglie che versano nelle nostre stesse condizioni e non arrivano a fine mese, creando un fondo “salvavita”. La piccola riduzione che viene fatta in base ai nostri macchinari non può assolutamente fronteggiare un tale aumento, perché le bollette sono da capogiro (nell’ultimo bimestre 650 e 670 euro) come anche i nostri consumi giornalieri che non sono sprechi ma esigenze vitali. Non possiamo risparmiare staccando i macchinari con i quali dormiamo o non caricando le nostre carrozzine che sono le nostre gambe. Un disabile gravissimo non può andare a lavorare, a fare legna, a zappare, ed è condannato alla sua croce in balia di quanto accade nel mondo”.

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