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La storia di Egor, bimbo ucraino di 13 scappato da Kiev e adesso a Messina

C'è una profonda tristezza nello sguardo di Egor, 13 anni, giunto dalla periferia di Kiev in Italia la scorsa settimana con la madre Evgenia. L’ultima immagine portata con sé è quella del padre Maxim, salutato frettolosamente prima di salire sul pullman dei volontari della comunità di ortodossa di padre Giovanni Amante che li avrebbe portati a Messina, dove ad attenderli c’era la zia Anna, sorella della madre, col marito Andrea, la figlioletta - cugina di Egor e alunna della scuola Ferraù del comprensivo Giovanni XXIII - e la famiglia che li ospiterà.
I sapori della tradizione messinese e l’allegria della comunità scolastica del Collegio S. Ignazio, già molto colorata di internazionalità, dove frequenterà la seconda classe della secondaria di primo grado, hanno però restituito a Egor quel sorriso che l’orrore della guerra aveva strappato.

Stamattina il suo primo giorno di scuola, circondato dall’affetto di compagne e compagni impegnati a superare le barriere linguistiche, assieme ai docenti che, dopo avergli donato la felpa col logo della scuola, lo hanno coinvolto nella sua prima partita a pallone lontano dalla guerra. “Se fosse accaduto a noi, la sola cosa che avremmo desiderato è essere stretti in un abbraccio” è il pensiero della famiglia messinese che, raccogliendo l’appello dell’Associazione nazionale famiglie per l’accoglienza che opera in sinergia con la Caritas diocesana, ha subito messo a disposizione la propria casa e tutto l’amore possibile. "Questa tragedia ci ha permesso di toccare con mano la realtà, condividendo con i nostri alunni e alunne il valore dell’accoglienza", ha dichiarato la dirigente Maria Muscherà, che assieme al direttore del Collegio S. Ignazio Gianluca Busacca ha sottolineato l’impegno orientato alla cittadinanza globale, alla base dalla mission educativa della rete delle scuole gesuite. Un gesto doveroso nella sua "normalità”, come ha ribadito Busacca, sottolineando il grande cuore della comunità scolastica in prima linea nella solidarietà.

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