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Furci Siculo, una panchina rossa "per la vita" in memoria di Lorena Quaranta

La cerimonia si è svolta questa mattina davanti alla panchina collocata sul lungomare nella piazzetta Luigi Petroselli, alla presenza dei genitori di Lorena, papà Vincenzo e mamma Cinzia, con il fratellino Giuseppe

Porta da oggi il nome di Lorena Quaranta la "panchina rossa per la vita" di Furci Siculo, inaugurata nel 2017 come segno di condanna contro la violenza sulle donne e per sensibilizzare l’opinione pubblica su un problematica che ogni anno provoca ancora troppe vittime. Un triste elenco nel quale figura anche il nome della ragazza di 27 anni originaria di Favara, studentessa di Medicina all'ultimo anno all’Università di Messina, uccisa il 31 marzo del 2020 dal proprio fidanzato nella villetta in affitto dove i due convivevano, in via Delle Mimose.

I genitori di Lorena hanno espresso il desiderio che la panchina rossa di Furci fosse intitolata alla figlia e così l’associazione-centro antiviolenza “Al tuo fianco”, presieduta da Cettina La Torre, ha inviato la proposta all’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Matteo Francilia, che non ha dimenticato quel triste fatto di sangue e combatte ogni forma di violenza e dunque ha accolto la richiesta.

La cerimonia si è svolta questa mattina davanti alla panchina collocata sul lungomare nella piazzetta Luigi Petroselli, alla presenza dei genitori di Lorena, papà Vincenzo e mamma Cinzia, con il fratellino Giuseppe, visibilmente commossi, del sindaco Matteo Francilia e della sua amministrazione, che hanno scoperto una targa in ricordo di Lorena. Presenti anche gli amministratori di diversi comuni della zona jonica; il questore Gennaro Capoluongo; la viceprefetta Silvana Merenda; il capitano Giovanni Riacà, comandante della Compagnia Carabinieri di Taormina; il vicequestore Fabio Ettaro, dirigente del Commissariato di Polizia di Taormina; le parlamentari nazionali e regionali Urania Papatheu, Maria Flavia Timbro e Valentina Zafarana; la vicepresidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina Maria Isabella Celeste; la vicepresidente del Comitato Pari Opportunità Carmela Spadaro; la prorettrice al Welfare e politiche di genere dell’università di Messina Giovanna Spatari; Vera Squadrito e Giovanna Zizzo, mamme di giovani vittime di femminicidio.

Sono tragedie mute, non ci sono parole per questi genitori stroncati per tutta la loro esistenza - ha detto la viceprefetta Merenda - si può trovare consolazione solo nella fede, ma bisogna andare avanti con le campagna di sensibilizzazione e serve l’educazione al rispetto, che si impara dai comportamenti”. Per il questore, “lo Stato è presente per tutelare le fasce deboli e in occasione di queste tragedie bisogna cercare memoria e giustizia, non vendetta ma regole da rispettare e pene da scontare. Da anni la Questura di Messina porta avanti la campagna ‘Questo non è amore' - ha ricordato - l’invito che rivolgiamo costantemente alle donne vittime di violenze è quello di denunciare, puntiamo molto sulla prevenzione ma anche sul recupero del soggetto maltrattante”. Il capitano Riacà ha evidenziato come sia “una problematica che non ha confini e va affrontata congiuntamente da tutta la società, con continui momenti di confronto per far sì che non si debbano celebrare cerimonie in ricordo delle vittime, spingendo le donne ad avere il coraggio di denunciare e fiducia nelle istituzioni”.

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