De Luca: "Finito il mio lavoro "sporco" a Messina, ora per questa città servo alla Regione" INTERVISTA
Comunque vada, saranno elezioni. E chissà che, dopo sei dimissioni annunciate o minacciate e altrettanti passi indietro, questa volta Cateno De Luca non faccia sul serio. Il sindaco si mette a nudo (stavolta metaforicamente) e parla di tutti i temi più caldi di queste settimane: dal ritorno anticipato alle urne al “metodo De Luca”, dalle nomine e la Fenapi alla famosa super consulenza che ha reso il sindaco di Messina il “paperone” d’Italia. Il punto di partenza, però, è sempre quello: le dimissioni, con l’obiettivo di puntare alla presidenza della Regione. «Nella relazione sul terzo anno di mandato – esordisce – abbiamo elencato le inadempienze della Regione nei confronti del nostro territorio, dal tema acque alla ex Sanderson fino agli impianti dei rifiuti, come Pace e Mili. Oggi diventa indispensabile che il sindaco di Messina diventi il presidente della Regione. Crocetta è stata la iattura, Musumeci la sciagura. Io ho finito il mio lavoro “sporco” a Messina, tutte le cose che nessuno ha voluto fare, io le ho fatte. E lascerò il testimone in buone mani. I messinesi dovrebbero scendere in campo con me. La città ha assaporato cosa significa avere un’amministrazione, voglio andare alla Regione per affrontare la stessa tipologia di lavoro che ho affrontato a Messina, a Santa Teresa, a Fiumedinisi». Dovesse esserci un candidato a lei gradito, diverso da Musumeci, andrebbe avanti comunque, oppure potrebbe decidere di dimettersi per amministrare Messina con una vera maggioranza d’Aula? «Ho fatto l’errore di sostenere Musumeci, nel 2017 ruppi con Raffaele Lombardo perché si era innamorato di Armao, mentre io volevo un amministratore. Musumeci non si è rivelato tale. Io faccio un passo indietro solo se c’è qualcuno con esperienza pari alla mia o migliore di me. Pretendo un presidente che abbia fatto il sindaco, ottenendo risultati». Stancanelli, ad esempio? «Stancanelli è già un nome che ho messo in pista io. Perché lo conosco ed è stato un sindaco che ha amministrato bene. Ma ha un termine e l’ho detto anche a Miccichè: se entro dicembre non si decidono, io non torno indietro. Quando mi candidai a Messina e Miccichè capii che facevo sul serio, mi mise a disposizione la coalizione di centrodestra. Io dissi no perché eravamo fuori tempo massimo. Stessa cosa gli ho detto quando abbiamo pranzato insieme a Santa Teresa. Io i tempi non me li faccio dettare da nessuno, i tempi, fino a prova contraria, li detto io. A dicembre la partita si chiude. E voglio chiarire: ad elezioni anticipate si andrà comunque, non posso andare avanti con un consiglio comunale di balordi». Perché dopo sei dimissioni annunciate e revocate, stavolta la città dovrebbe crederle? «Siamo di fronte ad un annuncio ben preciso, con una scadenza ben precisa. Le elezioni ci saranno e la città rimarrà commissariata per soli tre mesi. In ogni caso anche questo fa parte del metodo De Luca, capire punti di forza e di debolezza dell’avversario, e ho capito che questo è un consiglio comunale fondamentalmente di soggetti attaccati alla poltrona. Ma questo non significa “tenerli al guinzaglio” come ha scritto lei».