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Università: riaperture, modalità mista e problemi dei fuorisede. Rispondono studenti e docenti

L’Università si appresta alla riapertura, non senza qualche polemica da parte di chi ritiene che i tempi non siano ancora maturi per un rientro totale. Sul ritorno in aula il Direttore del Dicam, Giuseppe Giordano, si è espresso entusiasticamente, parlando di “un fatto necessario ed opportuno. Qualcosa da salutare in maniera positiva”. E precisando che “la crescita che avviene nell’Università è possibile solo grazie ai rapporti ed al contatto diretto”.

D’altro canto, il rappresentante degli studenti, Vittorio Silvestro, pur condividendo la necessità di procedere con le riaperture, ha esplicitato il timore che queste possano essere troppo avventate: “Non sappiamo se l’Università sia pronta ad accogliere più di 200 studenti, che dovrebbero sostenere una mole di esami di 20 materie giornaliere per ogni dipartimento. La modalità mista è la modalità del futuro - ha proseguito - questo non vuol dire che debba essere preponderante nelle attività dell’Ateneo, ma dovrebbe essere accessoria in tutti quei casi in cui può favorire gli studenti”.

Una posizione divergente è stata espressa dal senatore accademico Alberto Baldone: “La modalità blended è stata una misura fondamentale, sia nel periodo che ci ha preceduto, sia in questa fase. Ma l’augurio è quello di poterla salutare una volta conclusasi questa situazione”.

Sull’argomento, il Direttore del dipartimento di Economia, Michele Limosani, ha condiviso la sua soddisfazione per la prontezza con cui l’Ateneo si è adattato alle necessità durante l’esplosione della pandemia: “L’Università ha subito una grande trasformazione, riuscendo a passare, nel giro di 20 giorni, dal 15% delle attività online al 100%.” – ha continuato - Non torneremo indietro, bisognerà solo trovare un bilanciamento tra le attività telematiche e quelle in presenza”.

Punto di vista condiviso dal direttore Giordano, il quale, ha confermato che "non si tornerà indietro, ma bisognerà ben regolamentare l’uso di questi mezzi. Sicuramente hanno dato una grande mano ad alcuni, come i lavoratori ed i fuorisede, ma di certo non possono diventare un pretesto per assecondare la pigrizia di chi non vuole venire in sede”.

I fuorisede

Importanti le precisazioni anche sul capitolo probabilmente più controverso, quello dei fuorisede, al centro del dibattito in quanto potenzialmente sfavoriti dalla decisione del ritorno in presenza per tutti già dai prossimi appelli di giugno. “Tra i fuorisede risiede il numero maggiore di firmatari alla petizione, proposta dalle associazioni universitarie, per opporsi alla riapertura totale, raccogliendo più di 6000 firme”, ha raccontato Vittorio Silvestro: “L’uguaglianza deve essere sostanziale e non solo formale, per questo in una fase del genere è importante mantenere la modalità mista e consentire agli studenti di scegliere” ha concluso il consigliere di dipartimento. Al contempo il senatore universitario Alberto Baldone ha voluto rassicurare tutti, spiegando che: “L’Università si sta attivando, cercando di mettere in campo delle misure importanti per aiutare gli studenti che vengono da altre città. La sfida sta nel riuscire a bilanciare la giusta attenzione verso chi rischia di trovarsi in una posizione deficitaria, senza creare differenze di trattamento tra gli studenti”.

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