Donne "invisibili", ma guerriere: vivere la pandemia in casa famiglia a Messina
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Inascoltate, quasi invisibili alle istituzioni. Sono le donne in disagio sociale e psichico, quelle vittime di violenza. Molte a Messina sono assistite dal Cirs che in città gestisce due case famiglia e conta una cinquantina di persone tra ospiti e operatori. Durante la pandemia la direttrice Patrizia Raciti ha più volte ha lanciato un vero e proprio grido di allarme alle istituzioni. Niente tamponi, niente vaccini: tra gli invisibili della pandemia ci sono anche loro. Eppure sono una categoria fragilissima. Senza il supporto delle istituzioni, ma con l'aiuto della comunità che le ospita, delle educatrici e delle operatrici che ogni giorno le assistono, le donne, le ragazze del Cirs sono riuscite a tirare fuori forza e volontà, le stesse che le hanno aiutate a superare un passato difficile, a studiare e migliorarsi. I corridoi e le stanze del Cirs raccontano tante storie, di violenza, di abbandono, di tormenti e di paure. Ma anche di rinascita. Non scriveremo il suo nome, ma la sua vicenda ha riempito tante pagine di giornale. E' arrivata al Cirs che aveva appena 15 anni, con una bimba neonata. E' riuscita ad ottenere la licenza media, oggi è a un passo dal diploma e sogna di fare l'educatrice. Proprio durante il lock down, per far sentire meno ai bambini il peso della pandemia, assieme alle altre ospiti del Cirs, hanno messo in piedi una sorta di asilo: i bimbi la mattina mettevano il grembiulino e lo zainetto e imparavano a leggere e scrivere, disegnando un futuro che non avesse più i colori dell'emergenza. Vivere con il proprio figlio dentro una casa famiglia un periodo del genere non è stato affatto semplice, ma chi, a 20 anni, è testimonianza viva di un percorso di rinascita pensa anche a tutte quelle donne che soprattutto oggi, dentro quattro mura “normali”, vivono la violenza fisica, psichica e verbale: “Non bisogna avere timore di chiedere aiuto – ci racconta - perché non esiste solo il mondo che conoscono, esiste un'altra realtà, che non è il mondo dei ricchi, è il mondo di quelle persone ricche dentro che ti aiutano a migliorare. Non ti ama l'uomo geloso di una minigonna, bisogna chiedere aiuto e non tirarsi indietro, c'è speranza, perché migliorarsi è la cosa più importante per se stesse e per i propri figli”.