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"Al suo posto dovevo esserci io", parla il collega del nostromo morto a Messina

Parla Salvatore Vadalà, collega del marittimo che ha perso la vita a bordo della nave Elio: «Viveva per il lavoro e per la sua famiglia. Contro il destino nessuno di noi può molto»

«Gaetano era il mare...». A parlare è Salvatore Vadalà, nostromo di Caronte & Tourist. Al posto di Gaetano Puleo, a bordo della Elio, poteva esserci lui. Anzi, doveva esserci lui. E con queste parole, e lo strazio nel cuore, ricorda il collega, l'amico che ha perso nel tragico incidente avvenuto due giorni fa durante le fasi di attracco al molo Norimberga. «Gaetano era il mare». E il mare se l’è portato via...

«Oggi sono andato ad accompagnare mia figlia a scuola – racconta il nostromo Salvatore – e mentre andavo, pensavo che avrei potuto non essere accanto a lei». Con le mani in faccia Salvatore ha pensato che «il destino a volte è ineluttabile e crudele, si prende via le persone migliori». Gaetano e Salvatore sono stati assunti, circa 30 anni fa, quasi contemporaneamente in quella che era allora la Tourist Ferry Boat. Gaetano ha preso servizio solo qualche anno dopo Salvatore, e da poco era diventato nostromo. «Solitamente gli ultimi promossi sono quelli che sostituiscono chi manca, che vanno più in soccorso degli altri, ma Gaetano lo avrebbe fatto comunque, lui viveva per il lavoro e per la famiglia».

Quando, due giorni fa, Salvatore ha risposto alla chiamata che mai avrebbe voluto ricevere, non riusciva a crederci, gli si è spezzato il fiato, non aveva un filo di voce.

«È morto Puleo». Tre parole, la tragedia, il senso di colpa.

«Sono rimasto di ghiaccio. Mia figlia, che era accanto, mi ha visto sbiancare, tremare. Mi sono sentito svuotato dentro. Mai e poi mai potevo credere che era accaduto a lui, proprio lui che, sul lavoro, era meticoloso, prudente. In queste ore ho cercato di darmi mille spiegazioni, la nave Elio è diversa dalle altre della flotta, è più complessa, per starci a bordo praticamente serve una laurea. Ma più passa il tempo, più penso che quello che è accaduto a Gaetano è una tragica fatalità, che a volte contro il destino nessuno di noi può molto».

L'ultimo, vivo, ricordo che Salvatore ha di Gaetano è proprio quello di chi aveva sete di imparare: «Neanche una ventina di giorni fa, mentre ero in servizio mi aveva chiesto un consiglio, perché sono quello con più esperienza a bordo. Ho cercato di raccontargli i piccoli segreti che ci sono su quella nave e mi sembra assurdo che sia successo a lui. Non posso crederci».

“Non posso crederci” continua a ripetere Salvatore, anche perché quella mattina doveva esserci lui in servizio a bordo della Elio e, invece, ha chiesto un permesso. Il primo sostituto non poteva. Così è toccato a Gaetano. Quelle maledette sliding doors della vita.
«Non posso crederci» ripete ancora, mentre ricorda chi era Gaetano e da dove veniva: «Gaetano era il mare, lui viveva per il mare, è cresciuto col mare, era il mare in tutta la sua essenza. Come me veniva da un villaggio rivierasco e chi abita di fronte al mare, con esso, ha un legame indissolubile. Ci conoscevamo da più di trent'anni e sono tanti gli aneddoti, tanti i momenti che abbiamo vissuto insieme, era una persona incredibile, come uomo, come marinaio, un grande amico. Era innamoratissimo, pazzo del suo lavoro - continua a raccontare Salvatore - ed era prima di ogni cosa un collega speciale, sempre pronto ad aiutare gli altri in qualsiasi situazione, sempre pronto a dare consigli soprattutto ai nuovi arrivati, mi sembra assurdo che sia accaduto proprio a lui perché era molto attento. Noi, infondo, siamo come una famiglia».

Il mestiere del marittimo non è per nulla semplice e per chi non lo conosce, forse, è anche difficile immaginare quanto sia delicato operare a bordo di una nave. Ma cosa può essere accaduto a Gaetano quella mattina?

«Quando succedono queste cose – dice Salvatore – non c'è una spiegazione, sono dei momenti in cui ci si trova in un punto dove non si doveva essere e magari non ti aspetti che succeda qualcosa di grave, poi tutto a un tratto ti rendi conto di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, e credo che a Gaetano sia successo questo».

«Qualsiasi saranno le risultanze investigative - fanno comunque sapere i vertici di Caronte & Tourist - noi saremo sempre a fianco dei familiari e non gli faremo mancare il nostro sostegno». Anche Salvatore, così come tutti i colleghi, in questo momento, vorrebbe soltanto abbracciare la famiglia Puleo: «Siamo certi che la società non li lascerà soli, il figlio di Gaetano, tra l'altro, è un aspirante marittimo. Il mio pensiero, ma anche quello di tutti i colleghi va proprio ai suoi figli e alla moglie, immaginiamo quanto possano essere distrutti, gli manca la persona che più amano, la più cara al mondo, non ci sono parole che possano dargli conforto, ma forse lo farà Gaetano da lassù, come faceva anche con noi. Con la sua solarità, con la sua schiettezza. Era un grande uomo - continua Salvatore con la voce rotta - un uomo davvero speciale».

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