L'esercito di cassintegrati della pandemia: i dati a Messina e provincia
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Un esercito di 32 mila persone, a Messina e provincia. Sono loro i cassintegrati della pandemia. Quelli che rischiano, più di altri, di non non avere più un posto di lavoro dopo la fine del blocco dei licenziamenti. Le loro buste paga si sono letteralmente sgonfiate e se prima, con i loro stipendi, rappresentavano anche un'importante valvola dell'ingranaggio che fa ruotare l'economia messinese, ma soprattutto riuscivano a mantenere dignitosamente intere famiglie, oggi arrancano. Da una media di 1 milione di ore all'anno (dato del 2019), in città e in provincia, si è passati a una cifra compresa tra i 15 e i 20 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate: è questa la dimensione della crisi. Che si traduce in denaro, molto denaro in più, erogato dall'Inps, per le varie tipologie di cassa integrazione: circa 50 milioni di euro “spesi” tra aprile e dicembre del 2020, con un picco di quasi 25 milioni distribuiti nei soli mesi di maggio e giugno (per intenderci, quelli successivi al lockdown nazionale). Oltre 120 mila pagamenti effettuati dall'Inps di Messina dall'inizio dell'emergenza, circa 7 mila al mese. Attualmente il flusso di denaro mensile erogato dall'Ente per la cassa integrazione si è, però, assestato e si aggira attorno ai 3,5/4 milioni di euro con una flessione registrata nei mesi di settembre e ottobre 2020 del numero di cassintegrati. “L'accesso alla cassa integrazione nel corso del 2020 – spiega il direttore provinciale dell'Inps di Messina Marcello Mastrojeni – ha conosciuto una dimensione mai registrata negli anni precedenti. Il numero delle ore autorizzate è stato circa 15 volte maggiore rispetto al passato. C'è stato uno sforzo immane da parte del personale che ha lavorato instancabilmente soprattutto tra la fine di aprile e alla metà di giugno in cui sono stati distribuiti circa la metà dei 50 milioni di euro erogati complessivamente in tutto il 2020”. I settori con più cassintegrati? Soprattutto ristorazione, edilizia (nonostante l'eco-bonus) e piccole aziende artigianali. Un altro dato importante riguarda poi la Naspi, perchè se ci si aspettava una grande riduzione delle indennità di disoccupazione dovuta alla “combo” cassa integrazione-blocco dei licenziamenti, in realtà, grazie alla vivacità del tessuto produttivo legato al settore del turismo messinese, si è registrato un elevato numero di contratti stagionali (per lo più, appunto, impiegati nel settore ricettivo-alberghiero) che ha determinato un livello di erogazione di Naspi pari al 90% dell'anno precedente, facendo registrare quindi, solo una lieve contrazione (da 30 mila a 26 mila) delle indennità percepite. Sul fronte delle aziende un altro dato interessante per analizzare la dimensione della cristi riguarda il numero di durc prodotti in un anno che di certo non è stato propizio per la nascita di nuove imprese: a Messina e provincia i durc rilasciati, rispetto al 2019, sono stati circa 4 mila in più (da 19mila a 23mila). “Il durc - spiega infatti Mastrojeni - quest'anno è passato dal rappresentare uno strumento per partecipare a gare pubbliche, ad essere, in primo luogo, la principale chiave di accesso ai contributi e alle sovvenzioni erogate a più livelli da Governo, Regioni e Comuni. Anche per venire incontro alle esigenze delle aziende del territorio la nostra sede ha concentrato gli sforzi proprio nell'emissione di durc con il raggiungimento di un importate risultato: tutti i 23 mila durc sono stati rilasciati entro i tempi previsti e non c'è stato un solo durc processato oltre i tempi soglia”.